Il numero uno della Roscosmos parla del futuro del celebre razzo e dei piani che la Russia ha in serbo per la Stazione Spaziale Internzionale

Fulvia Croci27 giugno 2018

La Russia è pronta a mandare in pensione i razzi Proton. Lo ha affermato il  numero uno della Roscosmos Dmitry Rogozin, in un’intervista rilasciata all’agenzia stampa Ria Novosti ripresa da Space News. Secondo quanto dichiarato da Rogozin, la produzione dei vettori terminerà dopo l’adempimento dei contratti già avviati, per poi passare alla produzione dei soli razzi Angara. «Dobbiamo passare a una nuove generazione di vettori – ha detto Rogozin – questi sforzi sono necessari per poter risollevare la Krunichev, azienda di punta russa per la produzione dei razzi».

Alla Krunichev, sono affidate sia la produzione dei Proton che quella degli Angara. L’azienda è stata spesso al centro di ripetute controversie collegate ai guasti dei razzi a causa di scarsi controlli sulla qualità in fase di costruzione. Il supporto dello stato – secondo quanto si legge nell’intervista-  non può durare in eterno ed è necessario che la Russia si concentri su ciò che è fondamentale per il suo settore lanciatori: lo sviluppo di razzi Angara nelle varianti, leggero, medio e pesante. Il ritiro dei Proton dal mercato, dipende anche dai tempi necessari al trasferimento dell’azienda dalla sua storica sede di Mosca a un nuovo centro di produzione situato nella città di Omsk, sito di costruzione dei razzi Angara.

Rogozin ha anche menzionato i piani futuri della Russia per la Stazione Spaziale, in particolare quelli riguardanti i segmenti non ancora completati. Tre moduli sono al momento in vari stabilimenti in attesa del completamento, mentre i cinque moduli già terminati sono fermi alle fasi di test. «Il nostro obiettivo principale – ha concluso Rogozin – è quello di aumentare  il nostro l’impegno per ridurre la dipendenza del segmento russo dalle navette cargo provenienti dalla terra per poi avviare missioni nello spazio profondo».

Secondo l’opinione di analisti indipendenti, le parole di Rogozin potrebbero voler indicare un nuovo corso della politica spaziale russa, più indipendente e scandita da obiettivi di medio e lungo periodo.