Il sensazionale scontro tra buchi neri che ha dato origine alle onde gravitazionali è il fenomeno astrofisico più discusso degli ultimi tempi. A partire dal primo annuncio, nel febbraio 2016, fino alle varie osservazioni nei mesi successivi, si è andata delineando la nuova frontiera dell’astronomia gravitazionale, che promette un approccio completamente nuovo: vedere e al tempo stesso ascoltare l’universo. Ecco che le onde gravitazionali hanno aperto la strada a una serie di studi interdisciplinari, per analizzare i ‘respiri’ del cosmo da prospettive differenti.

La Nasa ha deciso ora di cavalcare questa ondata, progettando una nuova tecnologia potenzialmente applicabile ad ambiti scientifici molto distanti tra loro. Il tutto racchiuso in un satellite grande quanto una scatola da scarpe. L’agenzia spaziale statunitense sta infatti lavorando a una nuova missione CubeSat pensata appunto per rispondere a un quesito scientifico trasversale: trovare la controparte elettromagnetica degli eventi cosmici in grado di generare onde gravitazionali.

La missione, chiamata BurstCube, è finanziata dall’ Astrophysics Research and Analysis Program della Nasa ed è programmata intorno al 2020. Comprendere cosa accade a livello elettromagnetico quando oggetti celesti come buchi neri o stelle di neutroni sono protagonisti di drammatici scontri cosmici è di fondamentale importanza. Lo dimostra la prima osservazione, da parte di Ligo e Virgo, delle onde di gravitazionali originate dalla fusione di due stelle di neutroni: meno di due secondi dopo il rilevamento, il telescopio spaziale Fermi ha rilevato una piccola esplosione nella luce ad alta energia. Si è trattato del primo fenomeno direttamente connesso a una sorgente gravitazionale: questo ha aperto una nuova finestra sul cosmo. Ed è proprio in questa cornice che punta a inserirsi BurstCube: il nuovo CubeSat targato Nasa affiancherà il prezioso lavoro di Fermi, aumentando sensibilmente la copertura del cielo.