La terra cambia ai confini del mondo. E lo fa molto più rapidamente di quanto pensassimo: il letto di rocce sotto i ghiacci dell’Antartide occidentale si sta spostando, sollevandosi sempre più e scoprendo un mantello terrestre incredibilmente fluido. A rivelarlo è un nuovo studio coordinato dall’Università tecnica della Danimarca (Dtu) e pubblicato oggi su Science, che potrebbe cambiare l’attuale comprensione dei cambiamenti climatici al polo sud.  Gli scienziati hanno infatti registrato un movimento della crosta terrestre inedito, che potrebbe implicare lo scioglimento del 10% di ghiaccio in più rispetto a quanto calcolato in precedenza.

Il mare di Amundsen, a ovest dell’Antartide, alimenta da solo a circa un quarto di tutte le acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai del pianeta. In un anno, questo ramo dell’oceano Antartico perde abbastanza acqua da coprire una regione di 43mila chilometri quadri (grande quanto tutta la Danimarca). “L’enorme quantità d’acqua racchiusa in Antartide – commenta Valentina Barletta della Dtu, prima firma dello studio – ha implicazioni per tutto il pianeta, in particolare il nord Europa, dove l’innalzamento del livello del mare è maggiormente influenzato dallo scioglimento dei ghiacciai antartici.”

Per misurare questa variazione, gli scienziati hanno installato una serie di stazioni Gps su affioramenti rocciosi tra i ghiacci che scaricano nel mare di Amundsen. I dati raccolti mostrano un rapido innalzamento del letto roccioso, associato a una struttura geologica al di sotto dei ghiacci decisamente sorprendente. Le osservazioni satellitari indicano che il sollevamento di questa porzione di crosta terrestre è 4 volte più pronunciato di quanto previsto: il che cambia anche l’attuale comprensione del meccanismo di riassestamento della roccia. “La Terra – spiega infatti Barletta – funziona un po’ come un materasso memory foam particolarmente duro: dopo qualunque cambiamento, continua a riaggiustarsi nella sua forma originaria per migliaia di anni.”

La velocità di questo processo di ‘memoria’ terrestre dipende dalle proprietà del mantello, la porzione sotto la superficie del nostro pianeta compresa tra la crosta e il nucleo e spessa circa 2.900 chilometri.  Per spiegare quanto registrato dai dati Gps, gli scienziati hanno sviluppato migliaia di simulazioni combinando tra loro le diverse proprietà terrestri. I risultati mostrano che l’unico scenario coerente con il sollevamento del letto roccioso è quello per cui il mantello terrestre è molto fluido: decisamente più fluido di quanto previsto dai modelli precedenti. Da qui la conclusione dello studio, che rivela una crosta terrestre inedita e caratteristiche al di sotto di essa prima sconosciute. Una scoperta che, se confermata, potrebbe aiutare a prevedere con maggior precisione il futuro dei ghiacci del polo sud, migliorando al tempo stesso la comprensione di ciò che avviene nelle viscere del nostro pianeta.