Le carte geologiche identificano diversi tipi di rocce, faglie, falde acquifere e depositi minerari. Non sono solo essenziali per la costruzione di infrastrutture e la valutazione del rischio, ma sono anche importanti per la localizzazione e l’estrazione di risorse naturali.

Realizzare queste mappe con i metodi tradizionali è però un’impresa costosa, anche in termini di tempo. I satelliti per l’osservazione della Terra possono svolgere un ruolo sussidiario che non mira a sostituire l’esperto sul campo, ma punta a definire velocemente le zone d’interesse, specialmente in aree in cui i dati sono scarsi e non sufficientemente dettagliati

In questa ottica ha operato il progetto finanziato dall’Agenzia spaziale europea a supporto dell’African Mineral Geoscience Initiative, guidato dalla Commissione dell’Unione Africana e sostenuto dal Gruppo della Banca Mondiale per la creazione di mappe geologiche e la catalogazione delle risorse minerarie in Africa.

L’iniziativa panafricana ha utilizzato i dati open source delle missioni Copernicus Sentinel-1 e Sentinel-2 dell’Esa, così come le informazioni provenienti da altri satelliti come Shuttle Radar Topography Mission della NASA e US WorldView-3.

risultati preliminari mostrano che le aree aride e semi-aride possono essere mappate in modo accurato, mentre nelle zone tropicali la raccolta dei dati risulta più complessa. Ciò è dovuto dal fatto che tali regioni sono in genere coperte da vegetazione che i sensori ottici non riescono a penetrare per ottenere informazioni sul terreno sottostante.

Nel complesso, tuttavia, l’iniziativa ha dimostrato come sia possibile elaborare mappe geologiche a tutte le scale anche di vaste aree, integrando ai dati satellitari i dati geofisici esistenti in un modo rapido ed efficiente, creando così le condizioni per una filiera di investimenti, essenziali per lo sviluppo economico del continente africano.