Paolo Nespoli, che tra meno di 48 sarà in volo verso la Stazione Spaziale Internazionale per la terza volta, è ormai un veterano dello spazio. La sua prima missione è stata nel 2007, e in questi 10 anni alcune cose sono cambiate nella casa galattica.

Ad esempio, l’approccio a una delle questioni più importanti per la sopravvivenza degli astronauti sulla ISS: il riutilizzo dell’acqua.

La tecnologia ad oggi utilizzata si basa su uno speciale equipaggiamento che separa i liquidi dai gas, ma il processo è molto costoso e la sua funzionalità non ottimale. Infatti questo metodo si basa su diverse componenti rotanti che, se rotte o compromesse, possono causare la contaminazione dell’acqua.

Per questo da tempo la Nasa sta valutando sistemi alternativi per la depurazione della preziosa H20. In questo contesto è nato l’esperimento Capillary Structures, inviato ad aprile sulla Iss, dove resterà fino a settembre. Sarà dunque uno dei 200 esperimenti su cui lavoreranno Nespoli e gli altri membri dell’Expedition 52.

Capillary Structures si basa su un ‘incastro’ di varie strutture in 3D, che formano una specie di sistema capillare (immagine in basso) in cui il liquido riesce a fluire più facilmente.

“Se riusciremo a realizzare questa evaporazione controllata nello spazio – spiega Mark Weislogel, tra i responsabili dell’esperimento – potremo fare ogni genere di cosa. Potremo evaporare l’urina e recuperare l’acqua: tutta quanta.”

Sistemi di riciclo dell’urina sono in realtà già in uso sulla Iss (esperimento Urine Processor Assembly, ora in fase di miglioramento), ma la nuova tecnologia tridimensionale potrebbe limitare ancora di più gli sprechi sulla casa spaziale.

“Vogliamo riuscire a raccogliere il liquido in parti ‘ferme’, un po’ come avviene sulla Terra in una pozzanghera. In questo modo riusciremo a riciclare acqua in modo sicuro e senza bisogno di continua manutenzione” dice lo scienziato.

Per sapere se effettivamente questo sistema alternativo di riutilizzo dell’acqua nello spazio funziona, dovremo quindi aspettare il ritorno di Paolo e del resto dell’equipaggio.

“Grazie a questo esperimento – dice Kyle Viestenz, ricercatore coinvolto nello studio – otterremo informazioni dettagliate sull’evaporazione dei liquidi in microgravità. I risultati saranno applicabili a una miriade di operazioni di gestione dell’acqua nelle operazioni di supporto alle attività vitali per gli astronauti.”

 

La struttura capillare in 3D dell'esperimento Capillary Structures