In un nuovo studio condotto dal California Institute of Technology (Caltech)un team di ricercatori ha utilizzato i dati della missione Kepler della NASA – che ad oggi ha identificato e confermato più di 2.300 pianeti extrasolari – e del Keck Observatory, classificando gli esopianeti in modo molto simile a come i biologi identificano nuove specie animali.Lo studio, pubblicato su The Astronomical Journal, mostra che la nostra galassia ‘predilige’ principalmente due tipi di esopianeti:rocciosi e grandi fino a 1,75 volte la dimensione della Terra e gassosi dalle dimensioni più piccole di Nettuno.

“Questa è una divisione importante nell’albero genealogico degli esopianeti” afferma Andrew Howard, professore di astronomia presso il Caltech. “Vorremmo davvero sapere quali sono questi misteriosi pianeti e perché non esistono nel nostro Sistema Solare.” Il team del Caltech insieme ai colleghi di varie istituzioni ha approfondito lo studio dei pianeti scoperti da Kepler con l’aiuto del Keck Observatory.

Grazie ai dati spettrali sulle stelle che ospitano i 2000 pianeti scoperti dal telescopio spaziale, è stato possibile ottenere misure precise sulle dimensioni dei corpi celesti, che a loro volta hanno permesso ai ricercatori di determinare –  con una precisione pari a  4 volte di più di  quanto era stato fatto in precedenza – le dimensioni degli esopianeti, scoprendo uno ‘straordinario divario’ tra il gruppo di pianeti rocciosi e quello dei mini-Nettuno.

La causa di questa divisione ancora non è chiara, ma gli scienziati stanno cercando possibili spiegazioni. “Stiamo vivendo in un’era d’oro dell’astronomia planetaria, perché troviamo migliaia di pianeti che orbitano intorno ad altre stelle” afferma un membro del team del Caltech. “Attualmente stiamo lavorando per capire quali sono i pianeti gassosi simili ai mini-Nettuno. Questo aiuterebbe a fornire una spiegazione sul perché  i pianeti si formano così facilmente intorno ad alcune stelle e perché, invece, non si sono formati intorno al Sole.”