Si trova nella costellazione dell’Acquario, a circa 5mila anni luce di distanza dalla Terra, ed è nota con il nomignolo di ‘Nebulosa Saturno’, dato che il suo look ricorda il pianeta ad anelli del Sistema Solare: sono i tratti salienti di Ngc 7009, una nebulosa planetaria scoperta da William Herschel nel 1782 e tornata recentemente alla ribalta per uno studio riguardante la complessità con cui sono strutturati i suoi materiali. La ricerca è stata condotta da un team internazionale, coordinato dall’Eso e cui ha preso parte anche l’Istituto di Astrofisica delle Canarie; gli astronomi hanno lavorato sui dati raccolti dallo spettrografo Muse (Multi Unit Spectroscopic Explorer), installato sul telescopio Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso. L’indagine è stata illustrata nell’articolo “An imaging spectroscopic survey of the planetary nebula Ngc 7009 with Muse”, appena pubblicato su Astronomy & Astrophysics; si tratta del primo studio dettagliato di una nebulosa planetaria realizzato con Muse.

Le nebulose planetarie – che in realtà non hanno nulla a che fare con i pianeti – sono le spoglie di stelle giganti rosse giunte al finale; in tale fase, questa categoria di oggetti celesti rilascia gli strati più esterni, che vengono successivamente spazzati via dai venti stellari e subiscono l’influenza della radiazione ultravioletta proveniente dal nucleo della stella. In questo modo si crea una nebulosa di gas caldi e polveri, caratterizzata da colori intensi e brillanti.   Nel caso di Ngc 7009, l’indagine condotta con Muse ha messo in rilievo un’inedita complessità nella distribuzione dei materiali al suo interno. La nebulosa, infatti, mostra una serie di strutture che, secondo gli studiosi, sono connesse a delle condizioni differenti di densità e temperatura. Tali difformità, valutate grazie allo spettrografo Muse, sono indicative del fatto che gas e polveri non sono diffusi in maniera omogenea.

In particolare, centrandosi sull’idrogeno, i ricercatori hanno notato che la distribuzione delle polveri presenta una flessione presso l’orlo dell’involucro interno del gas; tale risultato è stato interpretato come l’effetto di un brusco cambiamento nella fase di espulsione del materiale durante gli ultimi istanti della stella morente. Il gruppo di lavoro ha analizzato anche la distribuzione dell’elio e ha notato la presenza di variazioni connesse alla morfologia di Ngc 7009; anche in questo caso si tratta di un risultato inatteso, che necessita di ulteriori verifiche. Lo studio, secondo gli autori, ha dimostrato le capacità di Muse e la sua potenzialità nello sviluppo di nuovi scenari di ricerca nell’ambito delle nebulose planetarie.