I dati di Sentinel-3B sovrappongono un modello di elevazione digitale dalla missione CryoSat dell’ESA . Credit: ESA

Ben due ricerche a confermare un andamento anomalo dei ghiacciai. Gli studi di Esa e Nasa, pubblicati rispettivamente su Earth and Planetary Science Letters e su Geophysical Research Letters confermano il cambiamento climatico in corso nell’area artica del pianeta.

Lo studio ESA ha utilizzato dati satellitari raccolti da ERS, Envisat e CryoSat-2 tra il 1992 e il 2016 dimostrando il ritmo veloce di perdita di ghiaccio in Groenlandia.

Sebbene il gruppo di ricerca ESA abbia riscontrato solo modesti cambiamenti nei primi anni ’90, il ritmo del diradamento dei ghiacciai in alcune zone della Groenlandia è andato crescendo dal 2003 in poi.

“Nel corso dell’intero periodo di 25 anni, il quadro generale mostra che le maggiori perdite di volume si sono registrate nei bacini ovest, nord-ovest e sud-est della Groenlandia rispetto alle situazioni più stabili nel nord più freddo”, afferma Louise Sandberg Sørensen, primo autore dello studio ESA.

Lo studio dei cambiamenti climatici per Esa è un asset importante di ricerca e il patrimonio di dati raccolti dall’Agenzia spaziale ha contribuito ad arricchire gli archivi di osservazione della Terra istituiti anche con la collaborazione dei suoi Stati membri, a supporto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Anche la Nasa fornisce il suo contributo e nello studio pubblicato su Geophysical Research Letters combina i dati della criosfera terrestre del satellite CryoSat-2 dell’ESA con modelli climatici e con recenti studi dell’agenzia americana che mostrano come dal 1958 la copertura di ghiaccio del mare artico abbia perso mediamente circa due terzi del suo spessore.

Durante l’inverno però, a causa dei processi termodinamici più estremi, si è registrato un ispessimento del ghiaccio artico che ha parzialmente rallentato il declino a lungo termine della copertura di ghiaccio del Mare Artico.

Ciononostante, secondo i ricercatori dello studio, entro la metà del secolo, l’aumento della temperatura media prevarrà sui picchi delle temperature invernali impedendo una ricrescita del ghiaccio sufficiente ad rallentarne il declino. Insomma dobbiamo aspettarci un Mar Artico privo di ghiacci.