Credit : Spacex

Un successo atteso ma non scontato quello del Falcon 9 decollato ieri  dalla base statunitense di Vandenberg in California, alle 19.34, ora italiana. Il vettore di SpaceX ha portato in orbita 64 satelliti in un solo lancio utilizzando per il liftoff un motore impiegato già due volte.

Il rilascio in orbita del carico, composto da 15 micro satelliti e 49 cubesat di proprietà di 34 clienti di diverse nazionalità tra istituzioni pubbliche e private, imprese commerciali e università è avvenuto regolarmente. A bordo anche il satellite Eseo del programma Esa Academy con il quale l’Agenzia europea ha chiuso con successo il ciclo accademico avviato diversi anni fa.

Il progetto Esa è nato per fornire agli studenti universitari l’opportunità di acquisire esperienza pratica nella progettazione, nello sviluppo, lancio e controllo delle operazioni di una vera missione spaziale.

In Eseo l’Italia è ben rappresentata sia nella componente universitaria che industriale.  L’università di Bologna controlla la stazione di terra del satellite europeo e la società pugliese Sitael, selezionata dall’Esa nel 2012, sperimenta con il Falcon 9 la sua prima piattaforma satellitare, la più piccola del suo genere realizzata dalla società con sede a Mola di Bari.

Il lancio, che segna il record statunitense di lancio di più satelliti in un colpo solo, ha visto anche il recupero con successo del primo stadio del Falcon 9, atterrato in verticale su una piattaforma nell’Oceano Pacifico, come si vede nell’immagine.

Altro aspetto vincente, la scommessa di condividere un trasporto spaziale. Questa operazione chiamata rideshares – una sorta di autostop condiviso – è stata gestita dalla compagnia Spaceflight  che è riuscita a far convergere gli interessi di 34 clienti che hanno suddiviso il costo da capogiro del noleggio del Falcon 9 pari a 62 milioni di dollari.

Non solo scienza a bordo del Falcon 9. Con il decollo è stata messa in orbita terrestre anche una scultura dal titolo Orbital Reflector dell’artista Trevor Paglen inviata dal Nevada Museum Art, che resterà in orbita  intorno alla Terra per diverse settimane prima di disintegrarsi al rientro nell’atmosfera.