Quali potrebbero essere i climi presenti sui sette mondi di Trappist 1? E’ questa la domanda a cui sta cercando di rispondere uno studio condotto dall’Università di Washington,  che prova a fare il punto sulle diverse tipologie di atmosfere che potrebbero caratterizzare l’ormai celebre sistema planetario. Gli scienziati hanno scoperto che Trappist 1, una stella fredda di classe M situata a 39 anni luce da noi,  ha subito una fase iniziale di sviluppo con temperature molto elevate e per questo, i suoi pianeti potrebbero essersi sviluppati come Venere, con oceani primitivi che sarebbero evaporati per lasciare il posto a un’atmosfera spessa e tossica.

Il modello realizzato dal team di Washington tiene conto dell’influenza di Trappist 1 sul clima dei pianeti, che provoca senza dubbio reazioni chimiche diverse nell’atmosfera, molto lontane da quelle provocate dal Sole sulla Terra.  Nel dettaglio, Trappist 1b è troppo vicino alla stella ed esageratamente caldo, mentre i pianeti c e d potrebbero essere simili a Venere con un’atmosfera molto densa. Trappist 1 e è probabilmente quello più adatto ad ospitare acqua liquida ed è l’obiettivo più interessante per gli studi sull’abitabilità. I pianeti esterni, f,g e h potrebbero essere simili a Venere o congelati, a seconda della quantità d’acqua presente. Al momento, però, si tratta solo di ipotesi. Secondo l’autore a guida dello studio, in realtà, tutti i mondi di Trappist potrebbero essere come Venere, ma potrebbe anche non esserlo nessuno.

 Un elemento discriminante è la quantità d’acqua iniziale presente sui pianeti. Nel caso sia stata maggiore rispetto a quella che scorreva su Terra, Marte e Venere, allora l’atmosfera di questi pianeti potrebbe aver intrappolato una grande quantità di ossigeno, generata non da processi organici bensì dalla scissione delle molecole d’acqua durante l’evaporazione. Durante questo processo infatti, l’idrogeno, più leggero, non viene trattenuto dalla gravità mentre l’ossigeno si ferma nell’atmosfera. In questo caso, se Trappist-1 e avesse mantenuto una parte dei suoi oceani durante questa fase allora oggi potrebbe davvero essere un mondo d’acqua ricoperto da un oceano globale con un clima simile a quello terrestre. Per sciogliere questi dubbi, dovremo aspettare  il lancio di telescopi come il James Webb, che grazie all’elaborazione di modelli climatici come questo, avranno più possibilità di scoprire le caratteristiche dei mondi extrasolari.