Trovate tre super Terre ospiti della stella GJ9827

Orbitano a 100 anni luce da qui. Scaldate dalla stella GJ9827, gravitano nella costellazione dei Pesci e hanno una peculiarità tutta da indagare. Sono le tre super Terre scoperte dagli astronomi dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA), Joseph Rodriguez, Andrew Vanderburg, Jason Eastman, David Latham, Samuel Quinn e dal loro team. La specialità di questi tre pianeti extrasolaririsiede nelle misure dei loro raggi, rispettivamente di 1.6, 1.3, 2.1 volte il raggio terrestre, e dalla loro massa, maggiore di quella della Terra e inferiore a quella di Nettuno, che li categorizza a pieno titolo come super Terre.

GJ9827 è una delle poche stelle conosciute intorno a cui gravitano più esopianeti con queste dimensioni, poco più grandi della Terra e connotabili per la propria atmosfera. Due delle tre super Terre hanno, infatti, un raggio che rientra nel range 1.5 – 2.0 volte quello terrestre. Secondo gli studiosi, per i pianeti che ricadono in tale intervallo radiale la composizione si modifica, mutando da rocciosa a gassosa. Le due super Terre esaminate si trovano proprio sulla linea di demarcazione, anche se sarebbe auspicabile individuare ulteriori pianeti per consolidare la teoria. Le tre super Terre sono anche molto calde, gravitano molto vicino alla loro stella, con periodi di 1.2, 3.6 e 6.2 giorni, sperimentando una “calura” stimata di 1172, 811 e 680 gradi kelvin. La peculiarità di questa insolita famiglia di super Terre incuriosisce gli studiosi che sperano, con le future osservazioni, di scoprire di più sulle loro caratteristiche e sulla loro atmosfera, e di completare il quadretto familiare con maggiori dettagli.

Sono più di 3.500 i pianeti extra solari rintracciati ad oggi. Molti di loro sono stati scoperti con il metodo che studia il transito intorno alla stella di riferimento e che connette le variazioni della luminosità della curva di luce con le oscillazioni della velocità per determinare la massa del pianeta, il suo raggio, la sua composizione e struttura. Il metodo induttivo del transito consente di studiare anche l’atmosfera dei pianeti con le lunghezze d’onda, considerando che la composizione chimica dell’atmosfera varia, in opacità, in relazione alle lunghezze d’onda.