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Cerere, un mondo pieno d’acqua

Vista 3D del cratere Juling. Il ghiaccio è presente lungo la parete in ombra. Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/INAF-IAPS/ASI

Due studi pubblicati su Science Advances confermano che Cerere, il pianeta nano più vicino a noi, ha abbondanti quantità di acqua sulla sua superficie

Lo hanno considerato prima un pianeta, poi un asteroide e di recente è diventato un pianeta nano, il più vicino a noi di tutta la categoria. Stiamo parlando di Cerere, il corpo celeste che ha visto mutare la sua natura, non solo per quanto riguarda la classificazione a lui assegnata dagli astronomi, ma anche per il continuo cambiamento degli strati esterni della sua crosta. La responsabile di queste continue variazioni è l’acqua, e a decretarlo sono due studi, pubblicati sulla rivista Science Advances, entrambi basati sulle osservazioni dello spettrometro italiano VIR a bordo della missione spaziale Dawn della NASA. Vir è stato fornito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

I due studi hanno riguardato zone differenti di Cerere. Nel primo i ricercatori si sono concentrati sul cratere Juling, che si trova nell’emisfero sud del pianeta nano e ha un diametro di circa 20 km. Le osservazioni multibanda di VIR hanno coperto un arco temporale di sei mesi, evidenziando tracce inequivocabili di ghiaccio d’acqua sulla parete nord di questo cratere. «Nella prima osservazione, la parete era coperta per il 9% da ghiaccio d’acqua, nell’ultima osservazione era salita al 14%» dice Andrea Raponi, ricercatore dell’INAF a Roma e primo autore dell’articolo. «In termini assoluti significa un incremento di circa 2 chilometri quadrati di copertura di ghiaccio d’acqua». Una possibile spiegazione di questo fenomeno, dicono gli scienziati, è che l’acqua si trovi sotto uno strato di polvere sul fondo del cratere, e che a causa di sollecitazioni dovute a radiazione o particelle energetiche provenienti dal Sole, essa finisca per sublimare e arrivare alle pareti. A supporto di questa ipotesi, una correlazione tra l’aumento di ghiaccio e il flusso di luce e particelle solari sul cratere, legato a cambiamenti stagionali e all’avvicinarsi di Cerere al perielio.

Nel secondo dei due studi, lo spettrometro VIR è stato utilizzato per realizzare una serie di mappe, con le quali fosse possibile ricostruire la distribuzione dei carbonati sulla superficie di Cerere. I carbonati sono sali la cui origine è legata in modo molto stretto alla presenza di acqua liquida, e le mappe raccolte mostrano che i carbonati sono distribuiti in maniera pressoché uniforme su tutto il pianeta nano. Al momento i ricercatori non sanno dire con certezza come abbia potuto formarsi acqua liquida sulla superficie di Cerere, ma l’osservazione di depositi di carbonati così diffusi dimostra una grande vitalità del pianetino. Alcuni di questi depositi, infatti, contengono acqua al loro interno, che in quelle condizioni ambientali viene persa nell’arco di pochi milioni di anni. Il fatto stesso di osservarli dimostra che si sono formati di recente. Anche questo secondo studio, dunque, rafforza un’immagine di Cerere in piena attività e in evoluzione continua.

Elisa Nichelli: