Un nuovo studio sul sistema di pianeti in orbita attorno a Trappist-1 fornisce indizi sulle condizioni di abitabilità degli esopianeti

A distanza di un anno dalla sua scoperta, si torna a parlare del sistema planetario divenuto famoso per l’alto numero di pianeti nella zona abitabile della propria stella: Trappist-1. Studi precedenti riportano che tutti e sette i pianeti sono composti principalmente da roccia, con una percentuale massima di acqua pari al 5%, una percentuale significativa per la potenziale  abitabilità di questi pianeti, considerato che l’acqua presente sulla Terra rappresenta appena lo 0.02%. Inoltre, cinque dei sette pianeti non mostrano presenza di idrogeno o elio nelle loro atmosfere. Quanto al clima, considerando le dimensioni di Trappist-1 e la distanza dei pianeti, tutti e sette i pianeti dovrebbero godere di temperature favorevoli alla presenza di acqua liquida sulla superficie.Un nuovo studio, condotto da un team dell’Arizona State University, pubblicato su Nature Astronomy ha fornito nuovi indizi sulla natura dei mondi abitabili. Il team ha provato a calcolare la quantità d’acqua presente nel sistema planetario attraverso un software in grado di combinare tutte le informazioni disponibili sul sistema Trappist-1, inclusa la composizione chimica. Dai dati è emerso che i sette pianeti possiedono molta acqua o ghiaccio, pari a centinaia di oceani terrestri.

Esiste un limite di distanza tra i pianeti e la stella definito “linea di ghiaccio”, superato il quale l’acqua diventa ghiaccio – mente all’interno della linea di ghiaccio, l’acqua esiste sotto forma di vapore. I ricercatori hanno scoperto invece che i pianeti in cui è presente ghiaccio in abbondanza sono molto più vicini alla loro stella. Inoltre, dallo studio emerge che i pianeti di Trappist-1 devono essersi formati molto lontano dalla loro stella, oltre la linea di ghiaccio, per poi migrare verso l’interno. Molti sono gli indizi che portano a pensare che questo sistema abbia subito una sostanziale migrazione, ma questo, a detta degli autori, è il primo studio ad ipotizzarlo attraverso lo studio della composizione chimica dei pianeti.

Come sappiamo, la presenza d’acqua in un pianeta indica una possibile abitabilità dello stesso. Ma come recita il detto “il troppo stroppia”, la grande quantità di acqua presente sui pianeti Trappist-1, li renderebbe, al contrario, sfavorevoli ad ospitare la vita. Un pianeta molto acquoso, non possiede gli importanti cicli biogeochimici che sono assolutamente necessari per la vita. Quindi, sebbene difficilmente troveremo elementi essenziali allo sviluppo della vita sui pianeti del sistema Trappist-1, attraverso questa ricerca potremmo ottenere una migliore comprensione sulla formazione dei pianeti ghiacciati e capire su quali sistemi planetari orientare la nostra continua ricerca di tracce di vita.