I nuovi dati di JunoCam – la camera ad alta risoluzione posizionata a bordo della sonda Juno della Nasa – hanno rilevato delle strutture simili ad onde nell’atmosfera di Giove, concentrate specialmente vicino all’equatore del pianeta. Queste strutture erano già state osservate in precedenza dalle missioni Voyager della Nasa, nel 1979, ma mai ad una distanza così ravvicinata. I dati dei nuovi sorvoli di Juno forniscono preziose informazioni su dinamiche, struttura e composizione dell’atmosfera gioviana.

“Le onde possono formarsi vicino ad altri fenomeni atmosferici del pianeta, come ad esempio vicino ai vortici, oppure possono formarsi senza alcuna relazione con i fenomeni atmosferici nelle vicinanze”, commenta così Glenn Orton, scienziato del team Juno. “Alcune onde appaiono come se convergessero e altre sembrano sovrapporsi su due diversi livelli atmosferici”. Sebbene l’analisi sia ancora in corso, gli scienziati ipotizzano che il fenomeno sia da ricondursi alle onde gravitazionali atmosferiche, ovvero oscillazioni dell’aria che provocano le caratteristiche increspature delle nubi che è possibile osservare anche sulla Terra. Esse svolgono una funzione importante, trasferendo energia e sostanze chimiche tra i vari strati dell’atmosfera, ed influenzano la temperatura e la composizione dell’aria. Da una prima analisi, sembra che queste onde si formino al di sopra di un qualcosa che disturbi il flusso dell’aria, come un temporale, ma che JunoCam non è ancora riuscito a rilevare.

A bordo della sonda, vi sono otto strumenti, tra cui i due esperimenti italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell’Asi. Si tratta della camera a infrarossi con spettrometro Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno strumento chiave di Juno, realizzata da Leonardo sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e dell’esperimento di radioscienza KaT (Ka-band Translator/Transponder), realizzato da Thales Alenia Space, sotto la responsabilità scientifica della Sapienza Università di Roma. Il primo è stato ideato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, il secondo invece per analizzare la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove. Lanciata il 5 agosto 2011 da Cape Canaveral e giunta nell’orbita di Giove il 4 luglio 2016 (in Italia era il 5), Juno ha il compito di studiare l’origine, l’evoluzione e la struttura interna del pianeta, la magnetosfera polare, l’origine del campo magnetico, l’abbondanza di acqua, la caratterizzazione dei venti nella bassa atmosfera e le quantità di ossigeno e azoto.