Uno studio, appena pubblicato su Geophysical Research Letters, getta nuova luce sui dati della magnetosfera di Ganimede, luna di Giove, raccolti dalla sonda della Nasa lanciata nel 1989

Tornano agli onori della cronaca l’unico satellite naturale del Sistema Solare ad essere dotato di un campo magnetico e la sonda che lo ha sorvolato più volte: stiamo parlando di Ganimede, che fa parte della vasta famiglia di lune di Giove, e della missione Galileo, ideata dalla Nasa per studiare il gigante gassoso e il suo sistema e attiva dal 1989 al 2003. L’archivio di Galileo contiene infatti dati che oggi possono essere studiati con nuove prospettive ed è proprio quanto ha fatto un team di ricercatori del Goddard Space Flight Center della Nasa, dedicandosi ad ulteriori approfondimenti sul campo magnetico di Ganimede. I risultati della loro indagine sono stati illustrati nell’articolo “New Results From Galileo’s First Flyby of Ganymede: Reconnection‐Driven Flows at the Low‐Latitude Magnetopause Boundary, Crossing the Cusp, and Icy Ionospheric Escape”, pubblicato lo scorso 30 aprile su Geophysical Research Letters.

Nel 1996, poco dopo il suo arrivo nell’orbita di Giove, Galileo fece una scoperta sorprendente: la presenza di un campo magnetico intorno a Ganimede, una caratteristica ‘inedita’ per un satellite naturale. Tra il 1996 e il 2000 la sonda ha effettuato ben sei fly-by del corpo celeste, raccogliendo una notevole messe di dati sulla sua magnetosfera; gli studiosi si sono particolarmente concentrati sulle informazioni ottenute nel corso del primo sorvolo e ne hanno ricavato nuove chiavi di lettura per analizzare questo unicum del Sistema Solare. Lo studio – basato sui dati dello strumento Plasma Subsystem (Pls) della sonda che ha misurato densità, temperatura e direzione del plasma – mostra uno scenario piuttosto perturbato: una pioggia di plasma in arrivo su Ganimede, che scaglia via le particelle dalla sua superficie ghiacciata, e intensi flussi di plasma tra i campi magnetici di Giove e della sua luna, in seguito al fenomeno della riconnessione magnetica.

La magnetosfera di Ganimede, tra l’altro, presenta la peculiarità di trovarsi all’interno di quella di Giove, una condizione che la protegge dal vento solare e ne influenza l’aspetto; il campo magnetico, infatti, si mostra con una forma simile a quella di un corno che si protende verso l’orbita del pianeta. Ganimede, inoltre, presenta il fenomeno delle aurore, ma, a differenza di quelle terrestri, esse traggono origine dalle particelle del plasma circostante e non dal vento solare. Durante il primo fly-by, Galileo ha inquadrato le regioni aurorali della luna e in particolare gli ioni diretti verso la sua superficie; mettendo a confronto questi dati con le osservazioni effettuate dal telescopio Hubble, gli studiosi sono riusciti a individuare con precisione l’area interessata dalle aurore e hanno tentato di inquadrare meglio il fenomeno. Gli autori dell’articolo, infatti, ipotizzano che la riconnessione magnetica tra le due magnetosfere possa avere un ruolo nella particolare brillantezza delle aurore di Ganimede. Secondo il team della ricerca, lo studio dei campi magnetici presenti nel Sistema Solare può essere utile non solo per approfondire i processi che avvengono nella magnetosfera terrestre, ma anche per delineare un quadro più chiaro per quelle di altri corpi nel nostro sistema planetario e in altri sistemi, in questo caso nella prospettiva di individuare mondi potenzialmente abitabili.

 

L’infografica della Nasa