Sono tra le realtà più massicce presenti nell’Universo e la maggior parte di esse, durante la propria vita millenaria, sperimenta il fenomeno della fusione: si tratta dei cluster, formati da migliaia di galassie di varie dimensioni che sono tenute insieme dalla forza di gravità. I processi di merging che li vedono protagonisti ne influenzano profondamente l’evoluzione e sono al centro di un nuovo studio, pubblicato recentemente su The Astrophysical Journal (articolo: “A Cool Core Disturbed: Observational Evidence for the Coexistence of Subsonic Sloshing Gas and Stripped Shock-heated Gas around the Core of Rx J1347.5-1145”); la ricerca è stata coordinata dall’Asiaa (Academia Sinica Institute of Astronomy and Astrophysics) e ha visto anche il coinvolgimento dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa e dell’Università di Tokyo.

In particolare, il gruppo di lavoro si è focalizzato sulle strutture a spirale che spesso si possono osservare nelle immagini a raggi X quando si verifica una fusione; tali entità sono dovute ai movimenti del gas che si riversa durante i merging. Gli studiosi si sono soprattutto centrati sulla velocità del gas, un parametro di difficile valutazione ma ritenuto importante per migliorare la conoscenza dei cluster galattici, specie per quanto riguarda l’evoluzione. Il gruppo di lavoro ha quindi intrapreso queste misurazioni, utilizzando i dati raccolti dall’osservatorio Chandra della Nasa e dal telescopio Alma dell’Eso, ritenuti particolarmente affidabili per l’osservazione di ammassi molto distanti; il cluster preso in considerazione per provare la nuova tecnica di misurazione è Rx J1347.5-1145, situato in direzione della costellazione della Vergine ad una distanza dalla Terra pari a oltre 4,5 miliardi di anni luce.

Gli esperti hanno combinato i dati delle osservazioni a raggi X e quelli relativi all’effetto Sunayev-Zel’dovich e al termine della sperimentazione hanno avuto evidenza della velocità contenuta e pressoché in equilibrio che caratterizza il movimento del gas. Il team della ricerca intende applicare lo steso metodo d’indagine ad altri cluster, soprattutto quando saranno disponibili i ricevitori in Banda 1 per Alma, sviluppati da un gruppo internazionale guidato dall’Asiaa e ora in costruzione. Secondo gli autori, il nuovo studio offre una prospettiva inedita nell’analisi del comportamento dei gas nei cluster.