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Un supercontinente arido e inospitale

Un unico territorio, desertico e rovente: sono questi i tratti salienti di Pangea Ultima, il supercontinente che dovrebbe formarsi tra 250 milioni di anni e in cui la sopravvivenza per i mammiferi sarebbe molto difficile. Questo scenario poco piacevole è emerso da una simulazione informatica, al centro di un nuovo studio di Nature Geoscience (articolo: “Climate extremes likely to drive land mammal extinction during next supercontinent assembly”).

L’indagine, svolta da un gruppo di lavoro internazionale, è stata coordinata dalla Scuola di Scienze Geografiche dell’Università di Bristol. Gli scienziati si sono basati sul fatto che le ‘fondamenta’ della Terra sono dinamiche e sono costituite da placche di roccia solida appoggiate sul mantello, che, a sua volta, galleggia su un oceano di magma ribollente. Negli ultimi 2 miliardi di anni, le correnti di convezione nel magma hanno ripetutamente separato queste placche, creando continenti e oceani.

Questo scenario, nella simulazione al centro dello studio, sarebbe destinato a cambiare con la nascita di Pangea Ultima: questo unico territorio si formerebbe in seguito allo scontro – all’altezza dell’equatore – delle terre emerse. Questa fusione dei continenti si dovrebbe verificare in maniera ciclica, ogni 600 milioni di anni.

Secondo i modelli climatici utilizzati dal gruppo di lavoro, il nuovo supercontinente dovrebbe essere estremamente caldo per vari motivi: in primis, la collocazione equatoriale di Pangea Ultima non godrebbe della frescura derivante dagli oceani; poi, il terreno assorbirebbe più radiazioni dal Sole che, in quel periodo, sarà ‘avanti’ con gli anni ma più attivo (quantità in più di radiazioni pari al 2,5%); infine, l’attività vulcanica produrrebbe maggiori quantità di anidride carbonica (fino a 1,5 volte rispetto ai livelli odierni).

Uno scenario del genere potrebbe diventare fatale per i mammiferi: questa classe di esseri viventi, che è dotata degli strumenti per fronteggiare il calore, potrebbe trovarsi in serie difficoltà se le temperature superassero la soglia di 40°C per il caldo secco e di 35°C per quello umido. In questi casi, i ‘regolatori’ di temperatura dei mammiferi (come le ghiandole sudoripare) comincerebbero a perdere colpi e non riuscirebbero a rimuovere dai corpi il calore in eccesso.

Secondo il team della ricerca, l’aumento della temperatura dovrebbe essere connesso soprattutto allo scatenarsi di massicce eruzioni che formano delle regioni ricche di carbonio e ricoperte di lava, definite province ignee: La collisione di queste terre ‘infernali’, quindi, lascerebbe ai mammiferi poco tempo per adattarsi al nuovo clima rovente. Una minima parte del nuovo continente, di conseguenza, sarebbe abitabile: solo l’8%.

La nascita di Pangea Ultima potrebbe anche cancellare ogni forma di vita, soprattutto se le temperature dovessero innalzarsi al punto di impedire alle piante di svolgere il processo di fotosintesi. Tuttavia, secondo gli studiosi, questo aspetto dev’essere ulteriormente approfondito. L’ipotesi dell’evoluzione delle terre emerse in un unico continente non riguarda solo un futuro mondo estremamente caldo: esiste, infatti, un altro scenario in cui si forma un supercontinente – chiamato Amasia – centrato sul polo nord e quindi caratterizzato da temperature rigide.

In alto: Pangea Ultima e le sue temperature roventi in una tavola tratta dallo studio (Crediti: A. Farnsworth et al., Nature Geoscience 2023) 

Valeria Guarnieri: Nata in tempo utile per vivere sin dall'inizio il fenomeno Star Wars, lavora in ASI dal 2000 e dal 2011 si occupa di comunicazione web presso l'Unità Multimedia dell'ente. Dedica la maggior parte del tempo libero alla montagna, suo grande amore.