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Migrazione planetaria, nuove ipotesi dai dati di Kepler

La scarsità di esopianeti dalle dimensioni comprese tra quelle delle super Terre e dei mini Nettuno. Lo afferma uno studio condotto dalla Rice University e pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters. 

I ricercatori hanno utilizzato i dati della sonda Nasa Kepler per osservare le super Terre, con raggio 1,4 volte quello del nostro pianeta, e i mini Nettuno, con raggio pari a 2,5 volte quello terrestre. Secondo i risultati dello studio, queste tipologie di pianeti sono meno frequenti di altre. 

Gli astronomi hanno utilizzato un supercomputer per simulare i primi 50 milioni di anni di sviluppo dei sistemi planetari. Secondo quest’ultimo, è prevista l’interazione tra i dischi protoplanetari e i giovani pianeti: questi si avvicinano alle loro stelle madri e vengono bloccati all’interno di catene orbitali risonanti. Le catene vengono spezzate nel giro di pochi milioni di anni, per via della scomparsa del disco protoplanetario, che porta i pianeti a collidere gli uni con gli altri. 

«La migrazione di giovani pianeti verso le loro stelle – commenta Andrè Izidoro, autore dello studio – crea sovraffollamento e spesso provoca collisioni catastrofiche che spogliano i pianeti delle loro atmosfere ricche di idrogeno. Ciò significa che gli impatti giganti, come quello che ha formato la Luna, hanno contribuito alla formazione del nostro pianeta».

Le tesi sul modello di migrazione potranno essere testate dal James Webb Space Telescope della Nasa, che è in grado di scrutare attraverso le dense atmosfere degli esopianeti in cerca della presenza di idrogeno e acqua. 

Immagine in apertura: rappresentazione artistica di alcune tipologie di esopianeti. Credit: Nasa/Jpl-Caltech

Fulvia Croci: Giornalista