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La crosta di Marte è più complessa ed eterogena di quanto pensiamo

La prima crosta di Marte potrebbe essere più complessa ed eterogenea di come l’abbiamo pensata, ritenendola finora una superficie uniformemente basaltica generata da miliardi di anni di vulcanismo. Una recente ricerca dell’Università dell’Iowa ha, infatti, scoperto nell’emisfero sud di Marte 9 luoghi ricchi di silice, rilevando di questo elemento, molto diffuso sulla Terra, concentrazioni maggiori rispetto a quanto ci si aspetterebbe in un ambiente puramente basaltico di natura vulcanica.

La scoperta è stata effettuata grazie ai dati raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) di Nasa e a un’indagine spettroscopica tramite lo strumento Themis a bordo della sonda Nasa Mars Odyssey.

Pubblicata su Geophysical Research Letters, la ricerca fornisce informazioni rilevanti sull’evoluzione, a noi sconosciuta, delle prime croste dei corpi planetari del Sistema solare, rivelando che la prima crosta di Marte potrebbe essere simile alla crosta originaria del nostro Pianeta.

Con un’età di 4,5 miliardi di anni, si pensa che Marte si sia formato da una titanica collisione di rocce nello spazio. L’intenso calore generato dagli impatti avrebbe poi prodotto un oceano di magma. Man mano che questa palla interamente liquefatta si raffreddava, si è formata una prima crosta superficiale. L’origine vulcanica avrebbe dato dunque, secondo questa teoria, una consistenza prettamente basaltica a questo primo involucro esterno.
Un’altra ipotesi ritiene possibile, tuttavia, che la prima crosta marziana possa avere avuto un’origine diversa, mostrando, inoltre, concentrazioni di elementi non basaltici. Un’alternativa che non esclude la formazione di croste più simili alle prime croste continentali terrestri, ossia quelle poste al di sotto delle aree continentali dall’azione della tettonica a zolle, cioè i movimenti delle placche continentali del tutto assenti su Marte.

Per gettare nuova luce su questo dibattito, i ricercatori dell’Università dell’Iowa hanno analizzato i dati raccolti da Mro focalizzandosi sull’emisfero meridionale di Marte, la regione ritenuta più antica del pianeta. Sono stati scovati, così, 9 luoghi tra crateri e fratture del terreno, cavità generate dall’impatto di rocce spaziali e che hanno fatto emergere superficialmente materiale che si trovava a chilometri di profondità, rivelando così un passato nascosto.
In queste aperture sono state individuate concentrazioni di feldspato, un minerale associato a flussi di lava più silicei che basaltici, dunque non di origine vulcanica. Una scoperta che potrebbe significare che la formazione di Marte possa essere simile agli inizi del pianeta Terra.

Questo primo indizio ha spinto quindi il team a studiare questi terreni tramite una indagine spettroscopica, realizzata con lo strumento Themis. Essendo in grado di rilevare le concentrazioni di silice attraverso i riflessi nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso da parte della superficie marziana, Themis ha stabilito che il terreno nelle località prescelte è più siliceo che basaltico.

La composizione osservata in questi luoghi è risultata, infatti, simile a quella del meteorite Erg Chech 002, rinvenuto sulla Terra nel deserto del Sahara e risalente all’incirca alla nascita del Sistema solare.

La ricerca suggerisce, quindi, che Marte possa nascondere in profondità, sotto la sua superficie più esterna, una componente evoluta della prima crosta planetaria. Avendo, inoltre, datato la crosta investigata a circa 4,2 miliardi di anni, lo studio ha scoperto anche quella che a oggi è la più antica crosta trovata su Marte.

Immagine in evidenza: le nove località nell’emisfero meridionale di Marte dove sono state trovate le grandi concentrazioni di feldspato. Crediti: Valerie Payré, University of Iowa

Giuseppe Nucera: Comunicatore scientifico e Multimedia producer. Laureato in Sociologia, ho conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e dell'Innovazione Sostenibile dell'Università Milano-Bicocca. Dal 2012 collaboro con diverse agenzie editoriali e pubbliche per comunicare online ricerche e progetti scientifici.