Gli scienziati della Nasa si affidano agli occhi di tutti noi per svelare i misteri che si nascondono dietro l’atmosfera marziana.
Si chiama Cloudspotting on Mars ed è il primo progetto di scienza planetaria finanziato dal programma Citizen Science Seed Funding della Nasa.
L’obiettivo a cui ogni persona è chiamata è quello di identificare le nuvole di anidride carbonica nella parte centrale dell’atmosfera marziana, ossia tra i 50 e gli 80 chilometri. Il tutto analizzando i dati raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa, accessibili tramite la piattaforma di citizen science Zooniverse.

L’atmosfera marziana è 100 volte più rarefatta di quelle terrestre. Tuttavia, in passato Marte potrebbe aver avuto un’atmosfera molto più densa di quella attuale, oltre che laghi e fiumi sulla sua superficie. Alcune ipotesi suggeriscono che gli stessi processi che hanno reso il pianeta secco, come lo conosciamo oggi, possano aver portato l’acqua nella parte superiore dell’atmosfera, dove la radiazione solare scompone le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno.

Tuttavia, le osservazioni dal Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) della Nasa, operativa dal 2006, hanno mostrato nelle zone superiori dell’atmosfera marziana, dove diventa più fredda, la presenza di nuvole ghiacciate di anidride carbonica: gli scienziati Nasa sperano che lo studio di queste nuvole potrebbe aiutarli a comprendere la struttura dell’atmosfera meno superficiale del pianeta.
Le nuvole sono state rilevate dal Mars Climate Sounder (Mcs), strumento a luce infrarossa che permette una copertura globale anche durante le ore notturne.

«Ora abbiamo più di 16 anni di dati da analizzare, il che è molto prezioso: ci permette di vedere come cambiano le temperature e le nuvole nelle diverse stagioni e da un anno all’altro – ha detto Armin Kleinboehl, vice ricercatore principale del Mars Climate Sounder – Ma sono molti dati da analizzare per un piccolo team».

La firma ad arco rilasciato dalle nuvole nei dati raccolti dal Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa

Rilevate ad altitudini molto elevate, le nubi lasciano un particolare segno nelle osservazioni di Mcs: mentre la sonda Mro si muove nella sua orbita, le nuvole sembrano, infatti, salire da dietro l’atmosfera fino a un’altitudine maggiore, per poi scendere di nuovo, lasciando nei dati dello strumento una firma ad arco, il cui picco superiore rappresenta la posizione reale della nube.

Pur avendo sperimentato l’utilizzo di alcuni algoritmi, il riconoscimento delle nuvole è molto facile per l’occhio umano, spingendo così gli esperti Nasa a chiedere il supporto di tutti per setacciare i dati su Zooniverse e contrassegnare gli archi in modo da poter studiare in modo più efficiente la loro posizione nell’atmosfera marziana.

La migliore conoscenza del Pianeta Rosso passa dunque dallo sguardo attento di tutti noi.

Immagine in evidenza: nuvole marziane catturate dal rover Curiosity della Nasa subito dopo il tramonto del 19 marzo 2021. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Msss