Mancano ancora cinque anni al lancio, ma cresce l’entusiasmo per il Nancy Grace Roman Space Telescope della Nasa.

Il telescopio spaziale, intitolato alla grande scienziata e madrina di Hubble, andrà a indagare un momento importante nella storia dell’universo, il cosiddetto mezzogiorno cosmico. Circa due o tre miliardi di anni dopo il Big Bang, la maggior parte delle galassie ha subito uno scatto di crescita: le stelle si formavano a una velocità centinaia di volte superiore rispetto all’andamento attuale, plasmando le galassie all’incirca come le vediamo oggi.

Molte le domande aperte: la causa di questo picco, l’eventuale contribuito di altri eventi galattici, il diverso comportamento di alcune galassie rispetto ad altre. L’ideale sarebbe osservare, su larga scala, un abbondante campione di sistemi stellari di quel periodo.

Proprio Roman Telescope, con un campo visivo cento volte più ampio di quello di Hubble, potrà fotografare migliaia di oggetti in un’unica immagine. Questo permetterà ai ricercatori di osservare come gli scatti di crescita delle galassie e i successivi rallentamenti varino a seconda della loro posizione all’interno della “rete” cosmica.

La funzione del Roman Telescope, che è identificare e caratterizzare gli oggetti più interessanti in ampi campi visivi, sarà completata dai telescopi terrestri; questi, attraverso i differenti esami spettroscopici, contribuiranno a perfezionare l’identificazione dell’età e dei processi evolutivi delle galassie.