È uno dei gas che contribuiscono all’effetto serra e le sue emissioni possono essere generate sia da sorgenti naturali, come le paludi, sia da una vasta gamma di attività umane, tra cui la produzione di combustibili fossili, l’agricoltura e la gestione delle acque reflue: si tratta del metano, al centro dell’attenzione degli studiosi per un monitoraggio dallo spazio effettuato con Sentinel-5P del programma europeo Copernicus.

Il metano, per quantità di emissioni, è il secondo gas serra antropogenico dopo il biossido di carbonio ma è molto più insidioso perché è maggiormente in grado di intrappolare il calore nell’atmosfera della Terra. Di conseguenza, è fondamentale tracciare e gestire le emissioni di questo nemico ambientale, sia quelle che si verificano casualmente, sia e soprattutto quelle che sono connesse a processi industriali. La riduzione delle emissioni di metano è cruciale nella lotta al cambiamento climatico: nella conferenza Cop26 – tenutasi a Glasgow lo scorso anno – oltre 100 paesi hanno sottoscritto il Global Methane Pledge che mira a limitare le emissioni del 30% entro il 2030.

A livello globale, l’industria estrattiva del carbone incide pesantemente sulla quantità delle emissioni, dovute soprattutto agli impianti di ventilazione: essi sono necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori, ma nel contempo diventano sorgenti di metano. Secondo i dati della Commissione Europea e dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, i 10 siti minerari europei più inquinanti si trovano in Polonia, soprattutto nel bacino carbonifero della Slesia: nel 2020, complessivamente, essi hanno rilasciato nell’atmosfera 282.300 tonnellate di metano.

Il monitoraggio satellitare effettuato con Sentinel-5P – in particolare con lo strumento Tropomi (Tropospheric Monitoring Instrument) – ha consentito di osservare le regioni con la più alta concentrazione di metano da un punto di vista privilegiato, nonostante qualche difficoltà: le miniere della Slesia, infatti, sono piuttosto vicine tra loro e questo ha comportato un impegno maggiore per individuare le emissioni singole. Tuttavia, i dati raccolti da Sentinel-5P sono coerenti con quelli della Commissione Europea e confermano l’utilità del monitoraggio dallo spazio, anche per supportare le strategie internazionali di mitigazione delle emissioni.

A Sentinel-5P, ‘angelo custode’ della nostra atmosfera, si affiancheranno le imminenti missioni Sentinel-5 e Copernicus Carbon Dioxide Monitoring che accresceranno le capacità del sistema Copernicus nel monitoraggio della qualità dell’aria.

 

In alto: le aree europee con la maggiore concentrazione di miniere di carbone (Crediti: © Esa – Data source: ‘Global Coal Mine Tracker’, Global Energy Monitor, gennaio 2022)