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E’ la somma che fa (più) del totale per la vita sulla Terra

Un nuovo studio, definito come un ‘esperimento mentale’ applica la teoria scientifica e pone domande a tutto campo per descrivere il passato e il possibile futuro della Terra, partendo da una constatazione: ciascuna forma di vita individuale, nello svolgere il proprio compito su un pianeta, ne determina un risultato collettivo.

Secondo gli autori dell’articolo, pubblicato sull’ International Journal of Astrobiology, si tratta di capire come possa aver funzionato l’intelligenza planetaria – un’attività cognitiva che opera a livello dell’intero pianeta – per produrre nuove idee su come gli esseri umani potrebbero affrontare questioni globali come il cambiamento climatico.

Il team di scienziati  è stato guidato da Adam Frank, professore di fisica e astronomia, Helen F. e Fred H. Gowen  dell’Università di Rochester, insieme ai colleghi David Grinspoon del Planetary Science Institute e Sara Walker dell’Arizona State University.

Partendo dall’ipotesi Gaia, dove la biosfera interagisce fortemente con i sistemi geologici inanimati costituiti da aria, acqua e terra per mantenere lo stato di abitabilità del nostro pianeta, lo studio sostiene che la chiave di lettura per salvaguardare la nostra specie, e le altre presenti sulla Terra, sia quella di valutare l’intelligenza collettiva della vita.

«Se mai sperassimo di sopravvivere come specie, dovremmo usare la nostra intelligenza per proteggere il nostro pianeta», afferma Adam Frank.

Le ipotesi avanzate nello studio suddividono il passato e il futuro della Terra in quattro fasi:

Fase 1: Biosfera immatura: caratteristica della Terra primitiva, miliardi di anni fa e prima di una specie tecnologica, quando i microbi erano presenti ma la vegetazione non si era ancora formata. C’erano pochi feedback globali perché la vita non poteva esercitare forze sull’atmosfera terrestre, sull’idrosfera e su altri sistemi planetari.

Fase 2 – Biosfera matura: caratteristica della Terra, anche prima di una specie tecnologica, da circa 2,5 miliardi a 540 milioni di anni fa. Si formano continenti stabili, si sviluppano vegetazione e fotosintesi, si accumula ossigeno nell’atmosfera ed emerge lo strato di ozono. La biosfera ha esercitato una forte influenza sulla Terra, forse aiutando a mantenerne l’abitabilità.

Fase 3 – Tecnosfera immatura: caratteristica della Terra attuale, con sistemi interconnessi di comunicazione, trasporto, tecnologia, elettricità e computer. La tecnosfera è ancora immatura, tuttavia, perché non è integrata in altri sistemi terrestri, come l’atmosfera. Invece, questa tecnosfera attira materia ed energia dai sistemi terrestri nelle modalità che porteranno l’intero insieme nella fase successiva; questo stadio probabilmente non include la tecnosfera che, a lungo termine, sta lavorando contro sé stessa.

Fase 4 – Tecnosfera matura: condizione in cui la Terra dovrebbe mirare di trovarsi in futuro, con sistemi tecnologici in atto a beneficio dell’intero pianeta, inclusa la raccolta globale di energia in forme come  quella solare che non danneggiano la biosfera. La sola condizione è quella di co-evolversi con la biosfera in una forma che consenta sia alla tecnosfera che alla biosfera di prosperare.

Osservando come le radici degli alberi in una foresta si collegano tramite reti sotterranee di funghi note come reti micorriziche, si comprende che se una parte della foresta ha bisogno di nutrienti, le altre parti inviano a quelle stressate i nutrienti di cui hanno bisogno per andare avanti; così, la foresta mantiene la propria sopravvivenza. Allo stesso modo, secondo gli autori, per passare alla fase successiva è necessario capire quali comportamenti la nostra specie dovrebbe adottare. Inoltre, se si considera che le piante hanno ‘inventato’ un modo di sottoporsi alla fotosintesi per migliorare la propria sopravvivenza, ma così facendo hanno rilasciato ossigeno che ha cambiato l’intera funzione del nostro pianeta, cosa possono fare gli umani nel loro compito individuale per contribuire alla protezione della Terra?

«La domanda da un milione di dollari è capire che aspetto abbia l’intelligenza planetaria e che cosa significhi per noi passare dalla fase 3 a quella di una tecnosfera matura», sottolinea Frank.

Ma come potrebbe manifestarsi l’intelligenza planetaria? I ricercatori osservano che una tecnosfera matura implica l’integrazione dei sistemi tecnologici con la Terra attraverso una rete di circuiti di feedback che costituiscono un sistema complesso. In altre parole, un sistema complesso è quello in cui parti più piccole interagiscono in modo tale che il comportamento generale del sistema dipenda interamente dall’interazione dove la somma è più dell’insieme delle sue parti. Esempi di sistemi complessi includono le foreste, Internet, i mercati finanziari e il cervello umano.

Non è quindi il singolo che può determinare un cambiamento perché l’intelligenza planetaria secondo i ricercatori, avrà due caratteristiche distintive: avrà un comportamento emergente e dovrà auto mantenersi.

«La biosfera ha capito come ospitare la vita da sola miliardi di anni fa, creando sistemi per spostarsi intorno all’azoto e trasportare il carbonio – afferma Frank – Ora dobbiamo capire come avere lo stesso tipo di caratteristiche di auto mantenimento con la tecnosfera».

La sfida secondo gli autori, è quella di capire come si sia salvaguardata la vita sulla Terra nel passato e, guardando al futuro, comprendere se il modello proposto possa aver contribuito a garantire la vita di civiltà fuori dal nostro Sistema Solare.

Se una civiltà al di fuori di noi esiste è da ricercare tra quelle che non si sono auto-suicidate raggiungendo lo stadio di una vera intelligenza planetaria: «Questo è il potere di questa linea di indagine: unire ciò che dobbiamo sapere per sopravvivere alla crisi climatica con ciò che potrebbe accadere su qualsiasi pianeta in cui la vita e l’intelligenza si sono co-evolute.» conclude Frank.

In apertura e nel testo, illustrazione artistica delle quattro fasi per descrivere il passato e il possibile futuro della Terra. Crediti: Università di Rochester / Michael Osadciw.

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".