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Un oceano in 3D per Marte

Circa tre miliardi di anni fa Marte, all’epoca un pianeta freddo e umido, avrebbe ospitato un oceano nell’emisfero settentrionale. Lo affermano le nuove simulazioni climatiche in 3D realizzate dall’Università di Paris-Saclay e pubblicate su Proceedings of the National Academy of Sciences, lo scorso 17 gennaio. La ricerca mette in dubbio alcuni studi precedenti secondo i quali Marte non avrebbe potuto avere una fonte d’acqua simile all’epoca. Marte non è sempre stato il mondo freddo e arido che conosciamo oggi.

Circa tre miliardi di anni fa il pianeta rosso e la Terra avevano probabilmente climi simili e alcune missioni come Perseverance della Nasa, Zhurong della Cina e prossimamente anche Exomars dell’Esa/Roscosmos, indagano sulla presenza di vita passata.  Lo studio suggerisce che la presenza di un oceano  liquido al nord era possibile per via dei modelli di circolazione oceanica che avrebbero riscaldato la superficie fino a 4,5 gradi, ben al di sopra del punto di congelamento dell’acqua.

L’oceano settentrionale inoltre potrebbe aver ricevuto acqua dai ghiacciai che scorrevano dagli altopiani meridionali di Marte, ricchi di calotte glaciali. Secondo gli scienziati all’epoca più o meno il 10 percento dell’atmosfera era composta da idrogeno, rilasciato dai vulcani, dagli impatti cosmici o dalle interazioni chimiche tra acqua e roccia. La combinazione di anidride carbonica e idrogeno nell’atmosfera potrebbe aver intrappolato abbastanza calore solare per mantenere le temperature superficiali sufficientemente miti per un oceano di acqua liquida.

Tuttavia gli scienziati non hanno ancora prove sufficienti per poter affermare che questo oceano fosse in grado di ospitare la vita. Nel corso del tempo gran parte dell’oceano si sarebbe congelato sotto la superficie di Marte. La radiazione solare potrebbe anche aver scomposto  le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno gassoso. Quest’ultimo sarebbe evaporato e per trovare conferma di questa ipotesi la Nasa sta utilizzando i dati della missione Maven (Mars Atmosphere and Volatile Evolution Mission) per monitorare le eventuali emissioni gassose.

In futuro, i rover Zhurong e  l’europeo Rosalind Franklin, potrebbero fornire una risposta agli interrogativi della comunità scientifica. Un’altra missione che potrebbe svelare il mistero dell’esano settentrionale è Mars Ice Mapper, un progetto internazionale  sviluppato dalla Nasa con la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana, della Canadian Space Agency e della Jaxa. Mars Ice Mapper è dedicato alla mappatura e caratterizzazione del ghiaccio sotto-superficiale di Marte e potrebbe scoprire nuovi indizi della presenza di antichi mari marziani. 

Credit foto: Marte catturato dal telescopio spaziale Nasa/Esa Hubble il 12 maggio 2016

Fulvia Croci: Giornalista