In attesa delle prime immagini del nuovo telescopio spaziale James Webb, lanciato il 25 dicembre 2021, Hubble continua ad essere il nostro occhio puntato verso l’orizzonte del cosmo.

In questi giorni ci è giunta una nuova diapositiva raffigurante la galassia Ugc 9391 (conosciuta anche come Ddo 193, Leda 52091 e Sdss J143437.01+592016.1), a 120 milioni di anni luce di distanza nella costellazione del Draco.

Stando alla sequenza di Hubble, Ugc 9391 afferisce alla categoria di “galassie a spirale” e la sua peculiarità sta nel non appartenere ad alcun gruppo o ammasso di galassie. Infatti, come si evince facilmente dalla foto, le uniche galassie riprese insieme a Ugc 9391 risultano poco nitide; ed è proprio la loro bassa risoluzione a confermare la elevata distanza da noi e dalla stessa Ugc 9391. Al contrario, la brillantezza delle stelle in primo piano evidenzia la loro maggiore vicinanza.
Considerata la velocità con cui la galassia “solitaria” si starebbe allontanando dalla Via Lattea – precisamente a 1.939 km/s – chissà se un giorno apparirà come un piccolo punto sfocato.

È noto che tutte le immagini di Hubble sono riprodotte in scala di grigi o monocromatiche, ed è solo grazie alla sovrapposizione delle singole immagini monocromatiche che infine si ottengono delle diapositive a colori.
La foto di Ugc 9391 è dunque il risultato di una serie di osservazioni a infrarossi, ottiche e ultraviolette, eseguite dalla Wide Field Camera 3 (Wfc3) di Hubble; in particolare, sono stati utilizzati quattro filtri per campionare le varie lunghezze d’onda.

Come sappiamo, tra gli obbiettivi principali di Hubble vi è anche determinare la distanza di corpi/oggetti celesti e pertanto quantificare la velocità con cui si sta espandendo l’Universo; in particolare, l’osservazione di Ugc 9391 starebbe contribuendo a mettere a confronto due tecniche di misurazione delle distanze astronomiche (ossia, esplosioni di supernove e variabili Cefeidi), al fine di migliorare la precisione della cosiddetta “scala di misurazione astronomica”.
Si precisa che le distanze astronomiche sono direttamente misurabili solo per quei corpi/oggetti celesti più vicini e comunque non più distanti di circa 3.000 anni luce. Al contrario, per determinare la posizione di corpi/oggetti celesti posizionati oltre i 3.000 anni luce, si ricorre ad altre tecniche, quali per esempio: la relazione di Tully-Fisher (per distanze fino a 15.000.000 di anni luce), le variabili Cefeidi (per distanze fino a 100.000.000 di anni luce.), Redshift (per distanze fino a 10.000.000.000 di anni luce e oltre).