NUOVO STUDIO/Un modello sviluppato da un team internazionale di scienziati ha fatto luce sul processo di formazione delle spicole solari

Fulvia Croci16 ottobre 2017

Le spicole solari, protuberanze situate nella parte più bassa dell’atmosfera del Sole sono getti di plasma che spingono la materia fino alla corona, raggiungendo velocità pari a 150 km al secondo. La loro origine è rimasta a lungo un mistero e ora, per la prima volta, uno studio finanziato dalla Nasa ha fornito un modello in grado di spiegare il processo di formazione delle spicole. La scoperta è avvenuta grazie al lavoro combinato delle spettrografo Iris (Interface Region Imaging Spectrograph) della Nasa e del telescopio svedese dell’Osservatorio Roque de los Muchachos delle Isole Canarie. I due strumenti, studiano gli strati inferiori dell’atmosfera solare dove si formano le spicole nel dettaglio la cromosfera e la regione di transizione.

Il modello presentato nella ricerca è basato sulle dinamiche del plasma, il gas caldo composto da particelle cariche. Studi precedenti, avevano considerato la regione di interfaccia –  la zona tra la superficie solare  e la corona – come se fosse composta da plasma uniforme, senza tuttavia osservare spicole durante le simulazioni. La chiave per l’interpretazione del fenomeno è l’osservazione delle particelle neutre, studiate anche nella ionosfera terrestre dato che la loro interazione con le particelle cariche è responsabile di diversi processi dinamici. Nelle regioni più fredde del Sole come l’interfaccia, il plasma non è uniforme. Alcune delle particelle presenti sono neutre e pertanto non subiscono l’influenza dei campi magnetici come quelle cariche.

«Solitamente i campi magnetici sono associati alla presenza di particelle cariche – ha commentato Juan Martínez-Sykora, autore principale dello studio – con la sola presenza di queste nel modello i campi magnetici erano bloccati e impossibilitati a spostarsi verso la superficie: ora con l’inserimento delle particelle neutre, potrebbero muoversi più liberamente». Le simulazioni, frutto di più di un anno di lavoro, vanno di pari passo con le osservazioni: le spicole si sono manifestate naturalmente e in modo più frequente seguendo lo schema proposto dal modello. La ricerca ha anche fornito nuove informazioni  sul trasporto dell’energia solare che in questo processo sarebbe abbastanza elevata da generare le onde di Alfvèn in grado di trasportare una grande quantità di energia negli gli strati più esterni dell’atmosfera del Sole e di agire da sorgente di energia non solo per il riscaldamento della corona, ma anche per l’accelerazione del vento solare.