Da quando Venus Express, la prima missione dell’Agenzia Spaziale Europea diretta su Venere, nel 2010 fornì dati che evidenziavano la presenza di vulcani, gli scienziati hanno continuato ad approfondirne la ricerca.

La regione che ha attirato l’attenzione è quella dell’Imdr Regio dove si trova un vulcano di circa 200 chilometri di diametro: l’Idunn Mons. I dati di Virtis, lo spettrometro italiano sviluppato dall’astrofisica Angioletta Corradini, hanno subito evidenziato la presenza di eruzioni recenti, che però in termini di tempi geologici, significa anche milioni di anni.

Con successive prove di laboratorio, gli scienziati hanno provato a datare la lava attraverso la reazione chimica di un minerale tipico delle rocce vulcaniche, l’olivina e i tempi si sono molto ristretti: questione di anni, se non di mesi.

Un recente studio, pubblicato sul Planetary Science Journal, ha presentato una nuova tesi: le eruzioni vulcaniche dell’Idunn Mons, e l’attività tettonica associata, potrebbero ancora essere in atto. Il gruppo internazionale di lavoro, guidato da Piero D’Incecco del dipartimento di Ingegneria e Geologia dell’Università di Pescara, ha accostato i dati provenienti sia dalla superficie che dall’atmosfera di Venere. «È la prima volta che combiniamo così tante e diverse prove che suggeriscono eruzioni in corso e la recente attività sismica su un pianeta terrestre diverso dalla Terra» ha spiegato D’Incecco.

I dati atmosferici, in particolare, hanno rilevato delle anomalie nella velocità dei venti nella bassa atmosfera, proprio nella regione dove di trova l’Idunn Mons. Questo proverebbe la presenza di attività vulcanica. «È importante sottolineare che i siti caratterizzati da eruzioni in corso potrebbero aiutarci a limitare la distribuzione e la relativa abbondanza di gas possibilmente correlati alla vita microbica come la fosfina, come recentemente rilevato nell’atmosfera di Venere», ha precisato D’Incecco. Lo studio ha inoltre evidenziato come attorno all’Idunn Mons ci sia un sistema di fratture della crosta che spiegherebbe l’attività sismica.

Per un’indagine che fornirà nuovi dati sulla geologia del pianeta, dovremo aspettare la missione Veritas della Nasa che, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, partirà entro il 2030 e sarà in grado di mappare tutta la superficie di Venere.

 

Immagine in apertura: Picco vulcanico dell’Idunn Mons con un’amplificazione verticale di 30 volte. Dati raccolti dalla navicella Magellano. Crediti: Esa/Nasa/Jpl