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“No news is good news” per i segnali di vita extraterrestre

Lo scorso dicembre sembrava che Blc1 potesse essere un segnale estraneo ad attività astrofisica riconoscibile o di qualsiasi interferenza terrestre familiare. Oggi il progetto Breakthrough Listen spiega – in due articoli pubblicati su Nature Astronomy – che Blc1 non è, purtroppo, un segnale di vita intelligente oltre la Terra.

Si tratta, invece, di un’interferenza radio che imita da vicino il tipo di segnale che il team del progetto stava cercando.

La storia di Blc1 inizia nel 2019, quando Andrew Zic – all’epoca studente di dottorato dell’Università di Sidney – ha osservato la stella Proxima Centauri con più telescopi per cercare segni dell’attività di brillamento; A 4,22 anni luce di distanza, Proxima Centauri è il nostro ‘vicino’ stellare più prossimo, anche se il suo segnale resta debole per essere visto ad occhio nudo.

Il segnale di brillamento di una stella contiene un corredo di informazioni sui potenziali pianeti adatti alla vita, come avviene nel nostro Sistema Solare. I brillamenti sono esplosioni di energia e plasma caldo che possono avere un impatto e probabilmente distruggere l’atmosfera di qualsiasi mondo incontrino sul loro cammino.

Proxima Centauri ospita un esopianeta delle dimensioni della Terra chiamato Proxima Centauri b e le osservazioni del giovane ricercatore hanno suggerito che il corpo celeste era colpito da un feroce ‘temporale spaziale’: un fenomeno che non fa presupporre mai nulla di buono per eventuali forme di vita sulla superficie di un pianeta. Malgrado questo, l’attrazione per una delle poche stelle che potremmo potenzialmente visitare nella nostra vita resta un obiettivo irresistibile per la ricerca di intelligenza extraterrestre, ‘cuore’ del progetto Seti.

Secondo i ricercatori, per osservare da vicino Proxima Centauri b con un viaggio di andata e ritorno, a una distanza di 8,4 anni luce, la sola condizione potrebbe essere quella di inviare una navicella a vela solare con installata a bordo una piccola telecamera: in questo modo, dopo un viaggio di una cinquantina di anni, la telecamera potrebbe arrivare a destinazione e trasmettere le immagini.

Per queste ragioni, Andrew Zic e i suoi collaboratori hanno utilizzato il telescopio Parkes del Csiro (noto anche come Murriyang in Wiradjuri – la lingua degli aborigeni australiani) per eseguire osservazioni Seti contestualmente alla ricerca dell’attività di brillamento. A questa attività ‘investigativa’, si è unito il progetto di Shane Smith – uno studente universitario dell’Hillsdale College nel Michigan (Usa) – che nel 2020 ha iniziato l’analisi dei dati dove è stato registrato il segnale di Blc1. C’erano molte prove che indicavano che Blc1 fosse un vero segno di tecnologia extraterrestre o ‘technosignature’.

Il segnale Blc1. Ogni riquadro della trama è un’osservazione verso Proxima Centauri (on source) o verso una fonte di riferimento (off source). Blc1 è la linea di deriva gialla ed è presente solo quando il telescopio è puntato su Proxima Centauri. Credito: Smith et al., Nature Astronomy

Blc1 prometteva bene perché ha molte caratteristiche attese da una ‘tecnofirma’. Nello studio,  Blc1 era visibile solo quando i ricercatori guardavano verso Proxima Centauri, mentre non lo registravano quando guardavano altrove (ad esempio nelle osservazioni off-source). I segnali di interferenza sono comunemente visti in tutte le direzioni, poiché ‘perdono’ nel ricevitore del telescopio. Inoltre, questo segnale occupava solo una banda ristretta di frequenze, mentre i quelli provenienti da stelle o altre sorgenti astrofisiche si verificano in un intervallo molto più ampio. Infine, il segnale in questione è andato lentamente alla deriva di frequenza per un periodo di 5 ore: infatti, la deriva di frequenza per qualsiasi trasmettitore non fissato alla superficie terrestre causa un effetto Doppler. Il segnale Blc1, tuttavia, ha resistito per diverse ore, rendendolo diverso da altre interferenze da satelliti artificiali o aerei mai osservate prima.

L’analisi dei dati è stata condotta anche con il supporto di Sofia Sheikh – all’epoca studentessa di dottorato alla Penn State University (Usa) – che ha eseguito una serie completa di test, molti dei quali erano nuovi. L’analisi della Sheikh ha portato a concludere che Blc1 è molto probabilmente un’interferenza radio proveniente proprio da qui, sulla Terra. La giovane ricercatrice è stata in grado di dimostrarlo cercando nell’intera gamma di frequenze del ricevitore Parkes e trovando segnali ‘simili’, le cui caratteristiche sono matematicamente correlate a Blc1.

Da dove provenisse Blc1 o perché non sia stato rilevato in osservazioni off-source – come i segnali ‘sosia’ – non è ancora spiegabile dal team, ma la migliore ipotesi è che Blc1 e i sosia siano generati da un processo chiamato intermodulazione, in cui due frequenze si mescolano per creare nuove interferenze.

Questa distorsione del segnale è la stessa che avviene quando, suonando con una chitarra amplificata, si produce una distorsione del suono volutamente sovraccaricato. Lo stesso deve essere accaduto nella registrazione del segnale di Blc1 che è, forse, solo una spiacevole distorsione proveniente da un dispositivo con un amplificatore a radiofrequenza sovraccaricato.

Se pure Blc1 non si è tradotto nella ‘firma tecnologica’ cercata, l’analisi condotta è stata un eccellente caso di studio e ha dimostrato che le spie di rilevamento funzionano e raccolgono segnali insoliti – affermano i ricercatori.

Proxima Centauri è solo una delle molte centinaia di miliardi di stelle nella Via Lattea. Per proseguire in questa ricerca è necessario migliorare gli strumenti e i test di verifica, per formare la future generazione di astronomi e continuare la ricerca in attesa delle prossima generazione di telescopi.

Immagine in apertura, crediti: Breakthrough Listen 

Giuseppina Pulcrano: Giornalista pubblicista e attuale responsabile dell'unità Multimedia per Agenzia Spaziale Italiana, ho lavorato per il settore diffusione della cultura aereospaziale fin dagli anni '90. Distaccata presso MediaInaf per due anni. Laurea e master di secondo livello biennale presso la Sissa di Trieste : Master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico".