I giganteschi chicchi di grandine composti da una miscela di ammoniaca e acqua potrebbero essere responsabili di un’anomalia atmosferica individuata su Nettuno e Urano. Lo afferma uno studio presentato da Tristan Guillotun – un ricercatore del Cnrs Laboratoire Lagrange a Nizza –  all’Europlanet Science Congress. La ricerca evidenzia che i grandi chicchi potrebbero essere un efficiente veicolo di trasporto per l’ammoniaca, che sarebbe nascosta da una spessa coltre di nubi nelle atmosfere dei due pianeti giganti. 

Recenti osservazioni da remoto, effettuate a lunghezze d’onda infrarosse e radio, hanno dimostrato che Urano e Nettuno sono privi di ammoniaca nella loro atmosfera, al contrario di agli altri pianeti giganti del nostro Sistema Solare. Questo riscontro è sorprendente in quanto i due pianeti sono altresì ricchi di altri composti, come il metano: questo gas può essere rilevato all’interno della nube primordiale in cui si sono formati i pianeti. 

«La sonda Juno ha dimostrato che l’ammoniaca è largamente presente su Giove – afferma Guillotun –  più in profondità del previsto, grazie alla formazione di grossi chicchi di grandine. Ciò che può essere applicato su Giove può essere utilizzato per fornire a una soluzione plausibile sulla presenza di ammoniaca su Urano e Nettuno».

Le osservazioni di Juno hanno dimostrato che i chicchi di grandine di ammoniaca e acqua possono formarsi rapidamente durante le tempeste a causa della capacità dell’ammoniaca di liquefare i cristalli d’acqua ghiacciata anche a temperature molto basse, circa meno 90 gradi Celsius. I modelli indicano che questi chicchi possono pesare fino a un chilogrammo o più. Nel corso della loro caduta trasportano nell’atmosfera profonda l’ammoniaca, che finisce così sepolta sotto gli strati di nubi.

«La chimica termodinamica ci dice che questo processo funziona bene su Urano e Nettuno e la grandine cade a profondità maggiori rispetto a Giove –  continua Guillot – in conclusione l’ammoniaca è semplicemente nascosta nelle profonde atmosfere di questi pianeti, al di là della portata degli strumenti attuali».

In futuro –  grazie alle strumentazioni più sensibili a bordo delle sonde –  potremo essere in grado di sondare le atmosfere dei giganti ghiacciati. Nello specifico avremo bisogno di una missione dedicata per mappare la struttura atmosferica profonda e comprendere la miscelazione dell’idrogeno nell’atmosfera. Nettuno e Urano inoltre rappresentano  un collegamento fondamentale tra i pianeti giganti, come Giove e Saturno, e gli esopianeti che stiamo scoprendo in questi ultimi anni.