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Stazione satellitare di servizio

Tra poche ore, quando in Italia saranno le 2 di notte del 16 settembre, prenderà il volo la prima missione spaziale orbitale con a bordo soli civili. Inspiration4, costruita attorno alla prima lotteria delle stelle voluta da SpaceX, è la più recente e sicuramente più ambiziosa tappa di una corsa privata allo spazio che ha da tempo scommesso sul turismo spaziale.

Ma mentre le agenzie e le aziende spaziali sono chiamate a riflettere sulla futura regolamentazione dell’accesso allo spazio, il traffico spaziale più ‘tradizionale’ continua a essere una questione molto urgente. Secondo l’associazione di scienziati no profit UCS, ad oggi ci sono oltre 4mila satelliti operativi in orbita attorno al nostro pianeta. Un numero destinato a raggiungere le 100mila unità entro la fine di questo decennio.

Per mitigare i rischi legati al crescente aumento di detriti spaziali, una delle soluzioni esplorate in questi anni è allungare la vita operativa dei satelliti. Tra le aziende che stanno lavorando a questo approccio c’è anche la startup Orbit Fab, con sede a San Francisco, che sta mettendo a punto la prima stazione di servizio per satelliti sfruttando tecnologie già applicate sul nostro pianeta. Ma ‘fare benzina’ nello spazio non è esattamente semplice, e per questo Orbit Fab ha realizzato prima di tutto un sistema di interfaccia in grado di aggiungere una porta di rifornimento ai satelliti di nuova generazione. Adesso la Lockheed Martin ha deciso di investire su questa tecnologia di rifornimento in orbita. E così, oltre a equipaggi di turisti privati, in un futuro non lontano potremo avere nello spazio anche stazioni di servizio per rifornire i satelliti e diminuire così il traffico spaziale.

 

Crediti immagine in apertura: Orbit Fab

Giulia Bonelli: Giornalista scientifica