Tempo scaduto per il Google Lunar X Prize. Andrà a vuoto il premio messo in palio da Google per veicoli lunari. Nessuna delle cinque società in gara l’ha spuntata. Il traguardo del 31 marzo 2018 per la presentazione delle proposte non verrà tagliato, ma Google non concederà più tempo. Annunciato nel settembre 2007, il concorso mirava a premiare la compagnia privata che avesse lanciato nello Spazio il proprio veicolo per farlo poi atterrare sulla Luna e fargli intraprendere una piccola gimkana lunare. Il tutto, documentato in video, valeva il conseguimento di 20 milioni di dollari, a cui si aggiungevano 5 milioni per il secondo classificato ed altri 5 milioni suddivisi in piccoli premi. Un’impresa impegnativa la cui prima dead line era stata fissata al 2012, scadenza poi disattesa e più volte rinviata.

Dopo dieci anni di sviluppo, nell’ultimo mese è stato chiaro che nessuna delle cinque compagnie finaliste, superstiti nella competizione tra gli originari 16 partecipanti, avrebbe tagliato il traguardo. “La sfida lunare è dura e il premio non sarà assegnato a causa delle difficoltà economiche, tecniche e normative fronteggiate dai team”, dichiarano Peter Diamadis, fondatore e direttore esecutivo, e Marcus Shingles, amministratore delegato della X Prize Foundation. Moon Express, SpaceIL, Synergy Moon, TeamIndus and Team Hakuto, queste le compagnie finaliste che, prevalentemente a corto di fondi, hanno dovuto rassegnarsi a ritardi delle pianificazioni dei lanci e a contratti andati in fumo.

“Apprezziamo molto l’impegno di Google e rispettiamo la scelta di non estendere ulteriormente la scadenza del concorso” afferma Chanda Gonzales Mowrer della X Prize Foundation.

Intanto, Google non spiega la caduta di interesse: “Ammiriamo I team partecipanti e confidiamo che perseverino nella ricerca per le future esplorazioni lunari”, augura un portavoce del gigante di internet. Diamandis and Shingles rilanciano e lasciano aperta la possibilità di tener viva la competizione oltre la sua scadenza, un’audace opportunità di sviluppo per i competitor privati. Alla Fondazione non resta che trovare un nuovo sponsor, assodato che la navigazione spaziale non è un gioco da internauti.