“Una Macchina del tempo è una faccenda maledettamente complessa”, per dirla con Ray Bradbury. Ed effettivamente è così, se l’uomo da secoli si interroga sulla possibilità di sfidare le leggi dello Spazio-Tempo. Le macchine del tempo e gli espedienti narrativi per la traversata nella quarta dimensione sono il cuore di questa originale antologia, curata da Fabrizio Farina, edita da Einaudi, che raccoglie, con abile analisi storica, i “Viaggi nel tempo”. Undici racconti di viaggi fantastici, affrontati letterariamente da altrettanti autori che, però, hanno travalicato il presente inforcando gli occhiali della propria epoca.

Con questa raccolta Fabrizio Farina accompagna suggestivamente il lettore in un proprio individuale viaggio nel tempo; come hanno vissuto il tema dell’esplorazione temporale gli scrittori nei secoli? Come le contingenti credenze, realtà storiche, rivoluzioni sociali, conquiste scientifiche hanno impregnato le esperienze individuali dell’ambizioso viaggio oltre il presente? Dalla visione circolare del tempo medioevale, marcato da una ciclicità di stagioni e liturgie che non invoglia a varcarne il confine, si approda all’epoca delle scoperte geografiche, con la vertigine di nuovi mondi da scoprire, più fisici che metafisici. Con l’irruzione sulla scena di Isaac Newton, la fisica e la meccanica moderna stirano il tempo circolare, lo rendono lineare e, quindi, utopisticamente percorribile. Ancora un secolo, e l’epoca dei Lumi sfonda il muro della quarta dimensione, la scienza e il progresso trasporteranno l’uomo verso un domani migliore, la fuga in avanti verso il futuro, l’idea del viaggio, è desiderabile. L’avvento della rivoluzione industriale trasforma il mezzo con cui travalicare l’ignoto, non più ippogrifi fiabeschi e serpenti magici, ma macchine e orologi, che, sferragliando, recapitano viaggiatori del tempo in altre ere.

La Macchina ululava. Il tempo era un film girato al rovescio. I soli fuggivano e dieci milioni di lune fuggivano dietro i soli”; La macchina del tempo, nel racconto di Ray Bradbury è un guizzo di metallo tra i secoli, che trasporta avventurieri verso safari preistorici. Ma pone interrogativi: quanto l’uomo contemporaneo, precipitato nel passato, interferisce con l’ambiente e con lo sviluppo dell’umanità nel futuro? La circolarità ritorna, in un perverso rapporto di causa-effetto. Così ne “L’orologio che andava all’indietro”, racconto di Edward Page Miller, pubblicato nell’antologia per la prima volta in Italia in una edizione cartacea, i tasselli mancanti del passato si completano con l’intervento del futuro. Un rapporto osmotico inter-dimensionale che affascina e che non trova soluzione, nemmeno nella legge del caso del “Cerchio di Zero”, di Weinbaum.  Nel gioco di specchi tra passato e futuro si impiglia “La pulce d’acqua” di Philip K. Dick, in cui i viaggiatori del tempo vanno a caccia di “precog”, gli scrittori di fantascienza del passato, inconsapevoli depositari di una scienza ancora tutta da scoprire. Il futuro diventa un monito per il presente ne “Il Mago rimandato”, racconto scritto da Don Juan Manuel nel 1331, con uno schema poi ricalcato da Charles Dickens in “A Christmas Carol”. Intanto, le forze della natura spingono il pescatore norvegese di Edgard Allan Poe nell’abisso temporale. Passato, presente e futuro sono vasi comunicanti in questa antologia insolita: protagonista indiscusso è l’Uomo di ogni tempo, perenne portatore di istanze di conoscenza, fragile speculatore delle leggi universali.