Sono separate da grandi distanze e avrebbero dovuto essere completamente indipendenti: invece, 36 galassie nane hanno sorpreso gli studiosi, manifestando inaspettati comportamenti comuni.

Le nane in questione, infatti, hanno dato il ‘la’ ad un vero e proprio ‘baby boom’ stellare in contemporanea, come se si fossero messe d’accordo: il singolare modus operandi è al centro di un nuovo studio appena pubblicato su The Astrophysical Journal (articolo: “Star Formation Histories from Spectral Energy Distributions and Color–magnitude Diagrams Agree: Evidence for Synchronized Star Formation in Local Volume Dwarf Galaxies over the Past 3 Gyr”). L’indagine è stata curata da un gruppo di ricercatori statunitensi, coordinati dal Dipartimento di Fisica ed Astronomia della Rutgers University-New Brunswick.

Secondo gli studiosi, galassie distanti più di un milione di anni luce dovrebbero essere caratterizzate da processi evolutivi indipendenti, soprattutto in termini di formazione di nuove stelle. Di conseguenza, è stata grande la loro sorpresa quando, analizzando i dati della mappatura Angst (Acs Nearby Galaxy Survey Treasury), si sono imbattuti in 36 galassie nane che, lontane anche 13 milioni di anni luce dalla Via Lattea, hanno dapprima rallentato il tasso di formazione stellare e poi lo hanno incrementato, agendo all’unisono.

I ricercatori ipotizzano che le nane abbiano risposto, su larga scala e nello stesso modo, ad un qualche cambiamento intervenuto nel loro ambiente circostante, come se si fossero date una sorta di appuntamento. L’indagine si è basata sia sull’analisi della luce dei singoli astri all’interno di ogni galassia, sull’esame della luce dell’intera galassia, compresa un’ampia gamma di colori.

Risale a 6 miliardi di anni fa la diminuzione nella creazione di nuove stelle e a 3 miliardi la ripresa dell’attività. La scoperta può avere importanti ricadute per quanto riguarda i meccanismi sottesi all’evoluzione delle galassie. Il loro percorso è connesso a numerosi processi che si verificano nell’arco di miliardi di anni, tra i quali uno dei più importanti è appunto la formazione stellare. La nascita di nuovi astri può conoscere un incremento quando si verifica un’interazione o una collisione fra galassie, mentre la fine di questa attività avviene quando termina il gas che costituisce le stelle (soprattutto l’idrogeno).

La formazione stellare, quindi, può fornire importanti indizi sulle condizioni ambientali in cui una galassia evolve. Nello specifico, le nane sono le più comuni nell’Universo, ma sono poco massicce e sono particolarmente sensibili a quello che avviene nei loro dintorni.

Le 36 galassie analizzate si trovano in ambienti molto vari. Il cambiamento cui esse hanno risposto, secondo gli autori della ricerca, dovrebbe essere qualcosa che ha distribuito ‘carburante’ per il ‘baby boom’ anche a quelle molto distanti; ad esempio, potrebbe trattarsi di una vasta nube di gas. Il gruppo di lavoro attende il lancio del telescopio Webb per poter approfondire ulteriormente questo filone di ricerca.

In alto: alcune delle 36 galassie nane analizzate nello studio (Crediti: Rutgers University-New Brunswick).