Il prossimo 24 aprile festeggerà 31 anni di permanenza nello spazio ed è ancora in piena attività: il veterano in questione è il telescopio Hubble, che continua ad affascinare comunità scientifica e semplici appassionati con i suoi ‘scatti d’autore’. La sua vasta galleria fotografica si arricchisce, infatti, di due nuove immagini, che ritraggono due galassie di particolare impatto visivo: Ngc 4826 e Ngc 2336.

La prima (foto in alto) è nota anche con i soprannomi un po’ gotici di ‘Black Eye’ oppure ‘Evil Eye’ ed è stata scoperta nel marzo 1779 dall’astronomo inglese Edward Pigott. Si trova nella costellazione della Chioma di Berenice, ad una distanza di 17 milioni di anni luce dalla Terra, e deve il suo nomignolo alle onde di polveri scure che avvolgono il nucleo brillante, conferendo a tutto l’insieme un che di ipnotico.

Ngc 4826 non è nota solo per il suo aspetto, ma anche per le vivaci dinamiche che la animano: infatti, il gas delle regioni esterne e quello delle aree interne seguono un movimento rotatorio in direzioni opposte. Secondo gli astronomi, il fenomeno potrebbe essere attribuito ad un recente processo di fusione; inoltre, nelle zone dove le correnti di gas entrano in collisione è stata notata un’intensa attività di formazione stellare.

La seconda galassia (foto in basso) è a spirale barrata e si trova nella costellazione della Giraffa, ad una distanza di 109 milioni di anni luce dalla Terra. Ngc 2336, scoperta nel 1876 dall’astronomo tedesco Wilhelm Tempel, fa parte di un piccolo gruppo di galassie che deve il nome alla sua sigla alfanumerica.

La galassia, che ha una barra di dimensioni ridotte e almeno otto bracci a spirale, si estende per un’ampiezza di circa 200mila anni luce e presenta differenti generazioni di stelle. Gli astri giovani sono situati nei bracci dove spicca la luce blu, mentre quelli più avanti con gli anni si trovano al centro di Ngc 2336, caratterizzato da un colore rossastro. In questa galassia, nel 1987, si è verificata l’esplosione di una supernova di Tipo I-a, l’unica osservata da quando essa è stata scoperta.

In alto, Ngc 4286 (Crediti: ESA/Hubble & Nasa, J. Lee e il team Phangs-Hst – ringraziamenti: Judy Schmidt). 

In basso, Ngc 2336 (Crediti: Nasa/Esa Hubble / V. Antoniou / Judy Schmidt).