LA RECENSIONE DI FRANCESCO REA/La storia del neutrino superluminale romanzata da Gianfranco D’Anna per le Edizioni Dedalo

Premetto che non ho letto nessuna delle due opere precedenti: il neutrino dimezzato e soprattutto il Falsario, nel quale, leggendo la recensione di una rivista on line che stimo, Scienza In Rete, l’autore si trova a vivere di persona quanto racconta nel suo romanzo, definito avvincente.
Partirei da questo elemento, il racconto quale testimone di un avvenimento realmente accaduto. Stiamo parlando del neutrino superluminale, capace di andare oltre la velocità della luce, realtà che, se si fosse rilevata veritiera, avrebbe fatto crollare il solido castello teorico costruito da Einstein per spiegare come funziona l’universo.
Il romanzo, perché di questo si tratta, lo definiscono così casa editrice, la Dedalo e il suo autore, ha il titolo “Il neutrino anomalo”. Autore Gianfranco D’Anna, svizzero, laureato in fisica, e autore di altri due romanzi, il primo lo abbiamo accennato prima.
Inizio quindi esprimendo un’opinione sul romanzo, prescindendo dal contenuto e dalla sua eventuale veridicità. Come romanzo è deludente: nella prosa, nella descrizione dei protagonisti, nella descrizione dei fatti. Recentemente due autori totalmente diversi tra loro, Andrea Camilleri e Licia Troisi, nel rispondere alle domande dei loro interlocutori hanno ribadito che l’essere un romanziere non è l’estemporaneità dell’ingegno, dell’ispirazione, ma il frutto costante dello studio e della dedizione, ore e ore di lavoro quotidiano, con meticolosità, impegno, dedizione e anche una costanza mentale da invidiare, per portare a casa quel poco quotidiano in termini di idee e descrizione delle stesse che alla fine di un semestre valgono 150/180 pagine ben scritte. Una al giorno, 8 ore di lavoro, 1800 battute, anche 1500. Chapeau. Ho capito perché non sarò mai un romanziere, al massimo un mediocre saggista.
Resta il lavoro del racconto scientifico, che per una casa editrice come Dedalo è l’aspetto più importante: la storia c’è tutta e resa facilmente comprensibile anche se poi quel che resta è un ambiente che pare più litigioso che competitivo, invidioso e un po’ cattivo e, nel caso del cavo, cioè del motivo per cui la scoperta si rivelò una bufala, anche superficialmente disattento. Che alcuni di questi aspetti vi siano è corretto, in un ambiente iper competitivo è normale che vi sia una percentuale di tali atteggiamenti, ma ciò non toglie che la scienza sia un luogo del sapere difficile ed è grazie soprattutto all’impegno e alla costanza di menti attente e “creative” che la conoscenza fa passi in avanti.
Conclusioni: se volete ripercorrere una storia alla fine importante per il futuro della scienza, per gli insegnamenti che ne sono derivati, il testo di Gianfranco D’Anna esaurirà le vostre curiosità. Pensate al contempo di godervi un romanzo avvincente? in questo caso non sento di consigliaervelo.