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Una mappatura degli alberi per ricercare il carbonio

Gli scienziati del Goddard space flight center della Nasa hanno messo a punto un nuovo metodo per mappare la posizione e le dimensioni degli alberi che crescono al di fuori delle foreste. 

Il team di ricercatori è riuscito a mappare oltre 1,8 miliardi di alberi sparsi in un’area di più di 1 milione di chilometri quadrati, sfruttando un potente supercomputer abbinato ad algoritmi di apprendimento automatico, riducendo così di molto i tempi della ricerca.

Lo studio, pubblicato su Nature, ha utilizzato immagini satellitari ad altissima risoluzione – provenienti dai satelliti commerciali QuickBird-2, GeoEye-1, WorldView-2 e WorldView-3 – e una potente intelligenza artificiale.

L’obiettivo non è solo mappare gli alberi al di fuori delle zone forestali, ma anche calcolare la quantità di carbonio che immagazzinano, un’informazione fondamentale per comprendere il ciclo di carbonio della Terra e i suoi cambiamenti nel tempo. 

Il ciclo del carbonio è infatti il fenomeno attraverso il quale il carbonio, elemento primario per costituzione della vita sulla Terra, viene scambiato tra la geosfera, l’idrosfera, la biosfera e l’atmosfera; un interscambio dinamico legato a processi chimici, fisici, geologici e biologici. Un esame del bilancio del carbonio su una riserva può fornire informazioni sul suo funzionamento.

Gli scienziati si sono concentrati sulle regioni aride come il lato sud del deserto del Sahara, sull’area semi-arida del Sahel sulla zona subtropicale dell’Africa occidentale, attraversando una varietà di paesaggi diversi, contraddistinti da pochi alberi per arrivare a condizioni quasi boscose. In questo modo hanno impostato gli algoritmi di calcolo per riconoscere gli alberi in diversi tipi di terreno, dai deserti alle savane arboree. Il team di ricerca ha contrassegnato manualmente quasi 90 mila singoli alberi, consentendo quindi al computer di apprendere quali forme ne indicano la presenza.

«Il nostro obiettivo è vedere quanto carbonio c’è negli alberi isolati nelle zone aride e semi-aride del mondo», ha spiegato Compton Tucker, scienziato del Goddard, e continua «dobbiamo quindi capire il meccanismo che guida lo stoccaggio del carbonio nelle aree aride e semi-aride. Forse queste informazioni potranno essere utilizzate per immagazzinare più carbonio nella vegetazione, eliminando più anidride carbonica dall’atmosfera». 

 

Francesca Cherubini: