PLANETARY SCIENCE INSTITUTE/Secondo i dati raccolti dalla sonda le frane e le valanghe che interessano la superficie delle comete, contribuiscono a mantenerle attive per lungo tempo

Fulvia Croci 11 settembre 2018

Uno studio del Planetary Science Institute afferma che il deperimento di massa delle comete, ovvero la serie di frane periodiche che interessano la loro superficie, può contribuire a mantenerle attive per lungo tempo. La scoperta è stata possibile grazie ai dati raccolti dalla sonda Esa Rosetta che ha analizzato la cometa 67P Churyumov-Gerasimenko durante la sua lunga missione. Nel dettaglio, lo studio si concentra sulla regione della cometa denominata Aswan: nell’immagine la freccia mostra una fessura in una parete rocciosa  individuata poco prima della frana che ha interessato la zona. I detriti prodotti  da questo evento, sono chiaramente visibili in fondo al dirupo. Gli scienziati ritengono che i gas emessi dalla cometa possano sollevare le polveri presenti sulla superficie e che questa nube possa essere visibile dalla Terra. Secondo quanto si legge nello studio eventi come frane e valanghe che si verificano di frequente sulle comete, possano esporre il ghiaccio sepolto sotto la superficie, portando alla luce nuovi strati ghiacciati da sublimare.

Tuttavia, la perdita di massa della cometa, porta a un graduale livellamento della superficie nel corso del tempo, caratteristica che porta alla diminuzione di frane e valanghe. I ricercatori evidenziano che le perdite di massa sono fondamentali per il mantenimento dell’attività di sublimazione che si verifica sulle comete. Inoltre, questo processo contribuisce al meccanismo di riattivazione delle comete ‘dormienti’. Difatti se i cambiamenti nello stato di rotazione di una cometa possono innescare un evento di perdita di massa su una cometa dormiente, il ghiaccio così esposto può ristabilire un vigoroso processo di sublimazione.

“Stiamo cercando di capire in che modo l’attività delle comete avrebbe influito sulla loro rotazione – ha affermato Nalin H. Samarasinha, uno degli autori dello studio – siamo stati in grado di studiare l’evoluzione a lungo termine dell’attività delle comete e di ipotizzare il cambiamento degli strati superficiali in un breve lasso di tempo. Se analizziamo processi fisici che si verificano sulla superficie e negli strati inferiori delle comete, possiamo interpretare con precisione ciò che viene riportato dai dati. Approfondire gli studi sulle comete può aiutarci a capire di più sui processi che hanno interessato l’evoluzione di molti oggetti del Sistema Solare”.