Giornata da brivido sulla Iss. La casa spaziale ha schivato un detrito in pericoloso avvicinamento. La Nasa ha chiamato safe haven l’operazione che nella notte tra il 22 e il 23 settembre ha coinvolto gli attuali abitanti della Stazione spaziale internazionale. Il “rifugio sicuro” che ha ospitato i membri dell’Expedition 63 è stato lo stesso che li aveva portati a bordo della Iss lo scorso aprile, ovvero la navicella Soyuz MS-16.

Qui il comandante americano Chris Cassidy e i due cosmonauti russi Anatolij Ivanišin e Ivan Vagner si sono spostati su indicazione di Houston, come misura preventiva durante la manovra di emergenza per schivare il detrito spaziale. Detrito che, si è poi ricostruito, apparteneva a un razzo giapponese lanciato nel 2018.

Il centro di controllo si era accorto del rischio circa due ore prima, e quindi c’è stato tutto il tempo per attivare il protocollo di sicurezza. Prima di tutto sono stati accesi per 150 secondi i propulsori della capsula di rifornimento russa Progress: questa operazione ha permesso di spostare letteralmente l’orbita della stazione, allontanandola dalla rotta del detrito. L’oggetto è effettivamente passato a circa 1,4 chilometri dalla Iss, mentre gli astronauti erano appunto al sicuro nella Soyuz, pronta eventualmente a partire se qualcosa fosse andato storto. Ma tutto si è concluso come previsto, e ad annunciare il successo della manovra e la fine dell’emergenza è stato lo stesso amministratore Nasa Jim Bridenstine con un tweet.

Non sono stati i primi momenti di adrenalina per questo equipaggio. I membri dell’Expedition 63 – missione di cui hanno fatto parte anche i due astronauti della missione Demo-2, i primi giunti sulla Iss con la navetta di SpaceX e rimasti due mesi in orbita bassa – erano già stati posti per così dire in isolamento a fine agosto. Quando cioè la Nasa ha rilevato una piccola perdita d’aria sulla Iss. Per precauzione, Houston ha fatto spostare gli astronauti nel modulo russo della stazione, dove sono rimasti confinati tre giorni prima di avere il via libera a tornare alle normali attività.

Episodi simili sono sempre accaduti nella lunga storia della stazione – il più eclatante è stato forse due anni fa, quando è stato trovato un buco di 2 mm sulla Soyuz MS-09 all’epoca attraccata alla Iss. Per quanto soggiornare in orbita bassa sia ormai un’operazione di routine, parliamo comunque di una casa spaziale, che non è completamente a tenuta stagna e necessita di continua manutenzione. Un tema che sarà centrale nella futura gestione della Iss, se – come sembra probabile – si andrà verso una gestione mista tra le agenzie partner e le aziende private.