Tempi più che mai duri per le coltri gelide che ricoprono le zone estreme della Terra: la Groenlandia e l’Antartide si trovano in una situazione di particolare sofferenza e stanno sperimentando una perdita di massa glaciale tale da avvicinarsi agli scenari peggiori delineati dall’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), un organismo delle Nazioni Unite dedicato a studi sul mutamento climatico.

È quanto emerge da un recente studio di Nature Climate Change (articolo: “Ice-sheet losses track high-end sea-level rise projections”), che mette a confronto dati satellitari e proiezioni sull’andamento del clima. La ricerca è stata condotta da un gruppo di esperti dell’Università di Leeds e dell’Istituto Meteorologico Danese, che fanno parte anche dell’Imbie (Ice Sheet Mass Balance Inter-comparison Exercise); si tratta di una collaborazione internazionale, avviata nel 2011 e supportata da Esa e Nasa tramite specifici programmi (rispettivamente, Climate Change Initiative e Cryosphere Program), che ha lo scopo di ottimizzare l’utilizzo dei dati provenienti da differenti satelliti, riducendo i margini di incertezza.

Per monitorare i cambiamenti nel volume e nella massa delle calotte glaciali, questa collaborazione utilizza informazioni raccolte da svariati ‘controllori’ spaziali, tra cui ricordiamo: Ers-1, Ers-2, Envisat e CryoSat dell’Esa, Sentinel-1 del programma Copernicus e IceSat della Nasa. Il monitoraggio satellitare delle calotte glaciali è iniziato nei primi anni ’90 e da allora la Groenlandia e l’Antartide hanno perduto complessivamente 6,4 trilioni di tonnellate di ghiaccio, facendo innalzare il livello del mare di ben 17,8 millimetri. Se questa tendenza dovesse continuare, alla fine del secolo tale livello potrebbe crescere ulteriormente (si ipotizza anche di 17 centimetri), mettendo così a rischio circa 16 milioni di persone che vivono nelle comunità costiere.

Gli autori del saggio evidenziano il ruolo chiave della tecnologia spaziale in questo tipo di monitoraggio: i satelliti, infatti, consentono di rilevare non solo quanto ghiaccio viene perso e quali aree della Groenlandia e dell’Antartide sono più a rischio, ma anche quali processi fisici costituiscono per esse una maggiore minaccia. Le osservazioni satellitari, quindi, mostrano come le calotte glaciali stiano reagendo ai cambiamenti climatici e con quanta rapidità.

In alto: Ghiacciaio Rink in Groenlandia (Crediti: Nasa/Oib)