Il continuo affollamento dell’orbita bassa è uno dei temi caldi dell’astronomia. Da un lato c’è il numero crescente di detriti spaziali. Gli ultimi dati dell’Esa parlano di circa 34mila oggetti superiori ai 10 centimetri, 900mila tra 1 e 10 centimetri e 128 milioni di detriti inferiori a 1 centimetro. Dall’altro lato c’è un aspetto relativamente nuovo che preoccupa sempre più gli scienziati, ovvero le mega costellazioni satellitari e il loro impatto sulle osservazioni del cielo.

In tempi di Covid, l’acceso dibattito che riguarda astronomia e satelliti si è spostato (almeno in parte) online, come dimostra il workshop virtuale Satcon1 cui hanno partecipato oltre 250 scienziati, ingegneri e operatori satellitari. Ne è emerso un report con alcune raccomandazioni. Le principali sono due: evitare di lanciare satelliti oltre i 600 chilometri di quota, perché sono quelli che più disturbano le osservazioni astronomiche, e trovare nuovi metodi antiriflesso per le future generazioni di satelliti. Questo permetterebbe di diminuirne la luminosità e interferire quindi il meno possibile con le osservazioni astronomiche.

Una possibile soluzione ai problemi sollevati da Satcon1 è la costruzione di vele oscuranti da applicare ai satelliti. Ci sta lavorando ad esempio l’Università di Purdue, negli Stati Uniti, che sta mettendo a punto un sistema chiamato Spinnaker3. In questo caso la diminuzione della luminosità sarebbe un benefico effetto collaterale: l’obiettivo principale della vela è accelerare il processo di rientro in atmosfera dei satelliti a fine missione, riducendo così l’inquinamento spaziale da detriti. Spinnaker3 sarà testato nello spazio il prossimo novembre.

Un’altra soluzione è quella attuata da SpaceX, principale indiziata secondo gli astronomi per il futuro inquinamento luminoso del cielo. La sua costellazione Starlink nel giro di poco più di un anno ha infatti superato le 500 unità, e l’ambizione di Elon Musk è di portare in orbita bassa almeno 12.000 satelliti. Accogliendo le preoccupazioni della comunità scientifica, SpaceX ha messo a punto il sistema VisorSat, basato sul funzionamento dei semplici parasole delle automobili. Allo stesso modo, VisorSat utilizza delle alette parasole che bloccano la luce solare e prevengono i riflessi, riducendo la luminosità dei satelliti senza alterarne il funzionamento.

Testato con successo lo scorso aprile, il sistema VisorSat è ora adottato per tutti i membri della costellazione Starlink. Il traffico intenso in orbita bassa resta comunque un problema urgente, e come sottolinea il report Satcon1 necessita di un continuo dialogo tra i diversi attori spaziali.