EVOLUZIONE GALATTICA/Si tratta di IC 4870, protagonista dell’ultimo scatto del telescopio Nasa-Esa. La galassia ospita un nucleo attivo ed è classificata come Seyfert

Valeria Guarnieri11 giugno 2018

Ampie e intense pennellate di blu che spiccano sul chiarore delle stelle e assomigliano ad un sistema di laghi dalla forma irregolare. È questo il tratto saliente con cui IC 4870, galassia situata a circa 28 milioni di anni luce dalla Terra, si è mostrata all’obiettivo di Hubble. Lo storico telescopio Nasa-Esa, che prosegue imperterrito la sua attività fotografica dopo oltre 28 anni a spasso per il cosmo, ha ritratto IC 4870 con lo strumento Acs (Advanced Camera for Surveys), utilizzando quattro diversi filtri; i tocchi di blu sono filamenti di gas.

La galassia, scoperta dall’astronomo americano DeLisle Stewart nel 1900, contiene un nucleo attivo (AgnActive Galactic Nucleus) vale a dire una regione centralecaratterizzata da una luminosità particolarmente intensa da mettere in ombra le aree circostanti. Le galassie come IC 4870 emettono radiazioni attraverso l’intero spettro elettromagnetico (dalle onde radio ai raggi gamma), prodotte dall’azione di un buco nero centrale intento a ‘cibarsi’ del materiale che non si tiene a ‘distanza di sicurezza’. Inoltre, IC 4870 è stata classificata come Seyfert, un tipo di galassia attiva che presenta delle particolari linee di emissione; queste peculiarità sono state scoperte nel 1943 dall’astronomo statunitense Carl Keenan Seyfert, studiando un campione di galassie dal catalogo del Mount Wilson Observatory.

Hubble ha ritratto IC 4870 per numerosi studi su galassie attive relativamente vicine alla Terra, permettendo agli astronomi di osservare tracce di collisioni e fusioni, getti e altri segni derivanti dalle interazioni tra un nucleo galattico e il suo ambiente circostanteIC, la sigla che – combinata a numeri – designa numerose realtà celesti, è l’acronimo dell’Index Catalogue, supplemento al monumentale New General Catalogue of Nebulae and Star Cluster (Ngc), pubblicato nel 1888 all’astronomo danese Johann Dreyer.  Anche l’Index Catalogue si deve a Dreyer ed è articolato in due parti: la prima, edita nel 1895, contiene un’aggiunta di 1.529 tra ammassi stellarinebulose e galassie, mentre la seconda, risalente al 1908, ha arricchito la lista di ulteriori 3.857 oggetti celesti.