E’ un nuovo visitatore cosmico che, scovato in maniera fortuita, si è guadagnato gli onori della cronaca per la sua capatina nel nostro sistema planetario: si tratta di Swan, una cometa individuata nell’aprile di quest’anno dall’astrofilo australiano Michael Mattiazzo che stava consultando i dati raccolti da Soho (Solar & Heliospheric Observatory), missione solare ‘targata’ Esa e Nasa, attiva dal 1995. La cometa, designata con un arido codice alfanumerico (C/2020 F8), è stata ribattezzata con il più accessibile nomignolo Swan dall’acronimo dello strumento della sonda Soho che ne consentito la scoperta: Swan, ovvero ‘cigno’, sta per Solar Wind Anisotropies. Questo dispositivo realizza immagini in una specifica lunghezza d’onda dell’ultravioletto, chiamata Lyman-alfa, che viene emessa tipicamente dagli atomi dell’idrogeno; il suo scopo primario è la mappatura dei cambiamenti che intervengono nel vento solare, ma si è rivelato molto utile per scoprire nuove comete.

Swan, quindi, è stata colta sul fatto perché nel suo percorso sta rilasciando idrogeno, che deriva dal vapore acqueo prodotto dal calore della luce solare sul nucleo ghiacciato. Al momento, la cometa è debolmente visibile ad occhio nudo dall’emisfero meridionale della Terra, prima del sorgere del Sole, e proprio ieri ha compiuto il suo massimo avvicinamento al nostro pianeta, toccando una distanza di circa 85 milioni di chilometri; la sua tabella di marcia prevede per il prossimo 27 maggio il raggiungimento del perielio (ovvero la massima vicinanza al Sole).

Non è facile prevedere cosa avverrà a valle di questo incontro, anche se è noto che spesso è fatale per questi fragili oggetti celesti; basti pensare al caso della cometa Atlas che, a fine aprile, è andata in frantumi. Gli astronomi stanno monitorando il cammino di Swan, in movimento verso i cieli dell’emisfero settentrionale; se riuscirà a resistere al Sole, dovrebbe essere visibile tra la fine di maggio e l’inizio di giugno vicino a Capella, la stella principale della costellazione dell’Auriga. Il periodo orbitale di Swan, secondo gli studiosi, dovrebbe essere di migliaia di anni, se non addirittura di milioni: di conseguenza, se la cometa non avrà incidenti di percorso, questa sarà l’unica occasione in cui scienziati e semplici appassionati potranno osservarla. Swan è la 3932° cometa scoperta con i dati di Soho e la 12° che emerge dall’anonimato grazie allo strumento di cui porta il nome; tutte le altre sono state individuate dal coronografo Lasco (Large Angle and Spectrometric Coronagraph Experiment).

In alto: il movimento della cometa – indicata dalla freccia – nelle mappe realizzate dallo strumento Swan dal 1° al 9 aprile 2020 (Crediti: Esa – Nasa)