Le future missioni umane su Marte saranno una catena di sfide. Le agenzie e le aziende spaziali stanno lavorando per raggiungere l’obiettivo, posto dalla Nasa, di spedire il primo equipaggio sul pianeta rosso entro gli anni ’30 del nostro secolo.

Il lungo viaggio che dovranno affrontare gli astronauti è già di per sé pieno di difficoltà, ma ancora più difficile sarà forse la permanenza sulla superficie marziana. Suolo arido, carenza di ossigeno e radiazioni potenzialmente mortali: mentre la Nasa ha già in parte superato le prime due difficoltà con le missioni lunari, la pioggia di radiazioni è un ostacolo apparentemente insormontabile.

Una soluzione, proposta dal Centro di Studi Planetari in Florida, è quella di utilizzare gli antichi canali naturali di lava sotto la superficie marziana. Gli scienziati sostengono che una zona particolarmente adatta sarebbe la Hellas Planitia. Questo bacino, che raggiunge una profondità di oltre 7mila metri, contiene tubi di lava che potrebbero fare da scudo contro le radiazioni. Far stabilire qui gli astronauti in missione sul mondo rosso potrebbe essere più sicuro, più economico e più sostenibile dal punto di vista ambientale rispetto alla costruzione di strutture marziane in superficie.

Secondo uno studio indipendente, pubblicato su Nature Astronomy, non c’è da preoccuparsi dell’impatto dei singoli astronauti su Marte. I risultati sembrano infatti escludere che la vita terrestre contamini i potenziali ecosistemi marziani. Gli scienziati hanno realizzato un modello dell’atmosfera marziana per comprenderne l’abitabilità, e hanno concluso che i bacini di acqua salata su Marte non possono essere abitati dalla vita così come la conosciamo sul nostro pianeta. Il che riduce il rischio di esplorazione del mondo rosso, almeno per quanto riguarda i danni che può fare l’uomo durante le missioni marziane.