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Lander lunari: sfida aperta tra SpaceX, Blue Origin e Dynetics

SpaceX, Blue Origin e Dynetics si contendono il podio per la realizzazione del prossimo moon lander americano che porterà nuovamente l’uomo – e la prima donna – sulla Luna,  dopo oltre mezzo secolo. L’obiettivo è quello di sbarcare sul nostro satellite entro il 2024, nell’ambito della missione Artemis. Un passo decisivo e necessario per la futura esplorazione di Marte.

L’annuncio è stato dato da Jim Bridenstine, amministratore delegato della Nasa, nel corso di una teleconferenza pubblica. I contratti assegnati dalla Nasa per lo sviluppo dei tre lander ammontano complessivamente a 957 milioni di dollari. Le tre compagnie avranno tempo fino a febbraio 2021 per ultimare i loro progetti. Al termine della scadenza, l’agenzia selezionerà il vincitore, dando il via ai primi test del prototipo.

Qualora fossero ritenuti idonei tutti e tre i progetti e dovessero superare prime review, la Nasa comunica che non verrà escluso nessuno ma che saranno portati avanti per poi decidere successivamente quale di essi si aggiudicherà la prima missione, mentre gli altri saranno utilizzati per missioni successive.

Stavolta, l’uomo sbarcherà sul nostro satellite per mezzo di una navetta privata. E’ ormai da diversi anni che la Nasa ha deciso di investire su aziende private, a partire dalle navette cargo da e per la Stazione spaziale internazionale. Una decisione presa dal governo degli Stati Uniti, che di recente ha visto il Presidente Donald Trump firmare un ordine esecutivo dando il via libera alle imprese private nello sfruttare le risorse spaziali.

Ma veniamo ai tre moduli lunari. Si tratta di tre veicoli con caratteristiche molto diverse fra loro. Essi dovranno supportare la permanenza sul nostro satellite per diversi giorni ed essere integrati con sistemi sviluppati dalla Nasa, come il nuovo razzo vettore Space Launch System e la capsula Orion.

SpaceX, di Elon Musk, punta tutto sulla navetta Starship e in questo caso sarà l’unico ad offrire un servizio completo, dato che la navetta sarà lanciata da un Falcon Heavy, il lanciatore più potente della compagnia. Sia il lander che il razzo saranno riutilizzabili. Una volta partita, la Starship riceverà un rifornimento in orbita prima di puntare verso la Luna – un procedimento, questo, pensato anche in vista del turismo spaziale.

Blue Origin, di Jeff Bezos, svilupperà una soluzione basata sul lander Blue Moon, che prevede di sviluppare insieme ad altri partner quali Lockheed Martin, Northtrop Grumman e Draper. Blue Origin si occuperà di progettare il modulo di discesa, Lockheed Martin di sviluppare il modulo che riporterà gli astronauti in orbita lunare al termine della missione e Norhtrop Grumman del transfer vehicle, che porterà il sistema di allunaggio in orbita bassa prima della discesa finale.

Infine, Dynetics propone un modulo con un sistema di atterraggio di nuova concezione che, sotto la guida dell’azienda, sarà sviluppato da un consorzio internazionale. Tra i partner, l’italiana Thales Alenia Space, partecipata di Leonardo, che si occuperà di progettare la capsula pressurizzata che ospiterà l’equipaggio inclusa la struttura principale, i portelloni di ingresso ed uscita per attività extra veicolari, i finestrini e i sistemi di protezione termica e meteoritica.

La sfida, dunque, è aperta.

Ilaria Marciano: Giornalista | Digital Addicted since 1990