E’ il ‘peso massimo’ del suo entourage e, non appena scoperto, ha strappato il titolo ad uno dei suoi compagni: si tratta di Kepler-88 d, l’esopianeta più grande dei corpi celesti che orbitano intorno alla stella Kepler 88. Il ‘re’ di questo sistema planetario non è sfuggito alla sensibilità del telescopio del Keck Observatory alle Hawaii e i risultati dell’indagine sono stati pubblicati ieri su The Astronomical Journal (articolo: “The Discovery of the Long-Period, Eccentric Planet Kepler-88 d and System Characterization with Radial Velocities and Photodynamical Analysis”); lo studio, condotto da un team di ricercatori statunitensi (tra cui anche rappresentanti dell’Istituto di Scienza degli Esopianeti della Nasa), è stato coordinato dall’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii.

Kepler-88 è una stella simile al Sole, situata nella costellazione della Lira, e dotata di un sistema costituito da tre pianeti: Kepler-88 b, c, e d – l’ultimo ad essere scoperto. Per individuarlo, gli studiosi hanno passato al setaccio i dati raccolti dal telescopio del Keck nell’arco di sei anni e poi hanno utilizzato lo spettrometro Hires (High-Resolution Echelle Spectrometer) per confermare l’effettiva esistenza del corpo celeste. Il nuovo pianeta, che compie un’orbita intorno alla sua stella ogni 4 anni seguendo un percorso ellittico, ha una massa pari a tre volte quella di Giove e ha surclassato Kepler-88 c (che misura ‘soltanto’ 1 volta la massa del colosso del Sistema Solare ed è il più esterno del gruppo). I primi due pianeti della ‘famiglia’ di Kepler-88 orbitano molto vicino alla stella e sono caratterizzati dalla risonanza orbitale, un meccanismo che svolge un ruolo di rilievo nell’assetto dei sistemi planetari. Kepler-88 b, il più interno e di dimensioni simili a quelle di Nettuno, percorre la sua orbita in soli 11 giorni, esattamente la metà del periodo orbitale di Kepler-88 c.

Il meccanismo che governa i loro percorsi incide sul loro assetto: il pianeta b, ogni volta che compie due giri intorno a Kepler-88, riceve un impulso, come un bimbo che viene spinto sull’altalena, e inoltre subisce l’influenza del pianeta c, che è venti volte più massiccio. Le interazioni tra i due corpi celesti sono state approfondite con il telescopio Kepler della Nasa, che ha anche consentito di valutare le variazioni del tempo di transito (Ttv, Transit timing variation) per Kepler 88-b. Gli studiosi ritengono che Kepler-88 d, con le sue ‘misure’ abbondanti, si sia fatto ‘sentire’ nell’intero sistema, svolgendo un ruolo simile a quello di Giove nel Sistema Solare. I pianeti come quello appena scoperto, secondo gli autori del saggio, potrebbero influenzare lo sviluppo di loro simili di tipo roccioso e l’attrazione di comete ricche d’acqua; il gruppo di lavoro ha in programma la ‘caccia’ di altri corpi celesti come Kepler-88 d per approfondire i processi con cui si strutturano i sistemi planetari.

In alto: elaborazione artistica del sistema di Kepler-88 (Crediti: W. M. Keck Observatory/A. Makarenko)