Sono frutto delle attività umane e sono i principali responsabili del riscaldamento globale da cui derivano pesanti conseguenze sul clima del nostro pianeta: sono il metano e l’anidride carbonica, i gas serra, che hanno raggiunto livelli molto preoccupanti e richiedono un monitoraggio costante, effettuabile efficacemente dallo spazio. Grazie ai dati satellitari, infatti, è possibile avere un quadro esaustivo dell’andamento di questi gas e capire dove si formano maggiormente e come si disperdono nell’atmosfera. Secondo l’ultimo report sullo stato di salute del clima terrestre, curato dalla World Meteorological Organization, i livelli di anidride carbonica e metano, rispetto ad epoche pre-industriali, sono saliti anche del 250%.

Tali livelli costituiscono un parametro di grande importanza (Ecv, Essential Climate Variable) negli studi sul clima e sono sotto stretto controllo. Nell’ambito della Climate Change Initiative (Cci), un programma dell’Esa ideato per realizzare pienamente il potenziale delle informazioni derivanti dalle osservazioni della Terra a lungo termine, è stata creata una nuova serie di dati dedicata ai gas serra. Per conseguire questo obiettivo sono scesi in campo quattro satelliti: Sentinel-5P del programma europeo Copernicus, Oco-2 della Nasa, TanSat della Cnsa e Gosat-2 della Jaxa. La sinergia tra le quattro missioni ha consentito di raggiungere livelli di eccellenza inediti nella precisione e nella risoluzione dei dati per caratterizzare le fonti di gas serra – sia naturali, sia connesse alle attività umane – su scala regionale e per analizzarne le variazioni stagionali, anno dopo anno.

I miglioramenti in questo nuovo set di informazioni riguardano, tra l’altro, l’ampliamento delle aree sottoposte a monitoraggio e maggiori dettagli su fonti di metano come campi petroliferi e giacimenti di gas. Di particolare rilievo l’apporto di Sentinel-5P, il cui strumento Tropomi è in grado di controllare i gas atmosferici della Terra lungo una fascia ampia 2600 chilometri.

Gli studiosi ritengono di grande importanza il poter disporre di un quadro più esaustivo sulle emissioni di metano prodotte da attività estrattive: queste informazioni possono essere uno strumento efficace per sostenere le politiche di de-carbonizzazione messe in atto da varie nazioni. Il nuovo set di dati, disponibile tramite la Cci, sarà utilizzato per migliorare gli attuali prodotti e applicazioni, sviluppati nell’ambito di tale iniziativa e ora trasferiti al Climate Change Service del programma Copernicus.

In alto: emissioni di metano nella Pianura Padana (Crediti: Iup, University of Bremen).