Nella mitologia giapponese, il dio del mare è un drago che abita in un palazzo chiamato Ryūgū-jō, dove si nasconde un tesoro inestimabile. A questa dimora incantata è ispirato il nome di Ryugu, asteroide situato a circa 340 milioni di chilometri da noi. E proprio come la leggenda a cui è dedicato, anche Ryugu nasconde un grande tesoro: un pezzo di storia dell’evoluzione del nostro Sistema solare.

Per svelare i misteri racchiusi sotto la superficie di Ryugu, l’agenzia spaziale giapponese ha messo a punto la missione Hayabusa2. Partita alla fine del 2014, la sonda è arrivata sull’asteroide all’inizio del 2019. Sta ora viaggiando per tornare sul nostro pianeta, dopo aver raccolto campioni del sottosuolo e una grande quantità di immagini grazie a due touchdown e all’invio di tre piccoli rover e del lander Mascot, realizzato dalle agenzie spaziali tedesca e francese.

Un nuovo studio, pubblicato oggi su Science, utilizza le immagini raccolte durante una tappa cruciale della missione, la creazione di un cratere artificiale sulla superficie di Ryugu. La sonda ha infatti sparato un proiettile di rame poco più grande di una pallina da tennis che ha prodotto un foro largo quasi 10 metri, da cui si è innalzato un pennacchio di materiale espulso. Analizzando i dati raccolti durante questa operazione, gli scienziati hanno ipotizzato che l’asteroide sia più giovane di quanto si pensasse.

L’età precisa si potrà stimare soltanto con l’analisi dei campioni, ma per ora si parla di un ordine di grandezza intorno ai 10 milioni di anni, contro i 100 milioni stimati in precedenza. E se il proiettile sparato da Hayabusa sul drago ha già aiutato a stimarne l’età, molte altre scoperte si attendono con l’arrivo dei campioni dell’asteroide, alla fine del 2020.