NATURE ASTRONOMY/Uno studio dell’Università di Leicester presenta le prima prove di un’interazione tra ionosfera e campo magnetico del gigante del Sistema Solare

Fulvia Croci23 luglio 2018

Un team internazionale di scienziati guidato dall’Università di Leicester ha individuato una scia scura composta da ioni di idrogeno che circonda Giove. La scoperta, che rivoluziona le conoscenze sul campo magnetico equatoriale del pianeta gigante, è stata effettuata grazie allo strumento NsfCam a bordo del InfraRed Telescope Facility della Nasa e rappresenta la prima prova di un’interazione della ionosfera con il campo magnetico di Giove. In passato gli studi sulla ionosfera di Giove, si erano concentrati quasi esclusivamente sui poli del pianeta, in particolare sulle aurore. Queste osservazioni hanno evidenziato la maggior parte della ionosfera gioviana, senza rendere note caratteristiche particolari. Lo studio dell’Università di Leicester ha analizzato l’intera ionosfera del pianeta dimostrando che nonostante le differenze nelle dimensioni e nella struttura, sulla Terra e su Giove è possibile osservare una scia scura che   si snoda intono all’equatore magnetico. La ionosfera è la parte ionizzata dell’atmosfera superiore di Giove e  in questa zona, le collisioni tra fotoelettroni e molecole di idrogeno, rappresentano una fonte significativa di ioni H3+.

Una delle spiegazioni possibili per la presenza della scia scura intorno a Giove secondo gli scienziati, è data dalla posizione degli elettroni che viaggiano lungo le linee del campo magnetico. I fotoelettroni vengono c deviati verso latitudini più elevate dall’equatore magnetico mentre si spostano più in basso, lasciandosi alle spalle una scia scura, risultato della produzione ridotta di H3+. Un set di dati recentemente raccolti dalla sonda Juno della Nasa supportano la teoria degli scienziati di Leicester mostrando che la striscia scura è la ‘firma’ dell’equatore magnetico di Giove. ‘Quando abbiamo osservato la scia scura intorno a Giove per la prima volta abbiamo ipotizzato che fosse causata dall’equatore magnetico del pianeta – commenta Tom Stallard, primo autore della scoperta pubblicata su Nature Astronomy – qualche mese prima della pubblicazione del nostro articolo la sonda Juno ha fornito una visione senza precedenti del campo magnetico equatoriale di Giove.

Le nostre osservazioni, insieme a quelle di Juno, ci hanno sorpreso: alcune delle regioni aurorali di Giove erano molto complesse e molti dei modelli sviluppati negli anni scorsi prevedevano la presenza di un equatore magnetico ugualmente complesso, mentre in realtà quest’ultimo è molto simile a quello della Terra’. Per arrivare completare lo studio, gli scienziati hanno utilizzato 13.501 immagini di emissioni di H3+ rilevate durante 48 notti tra il 1995 e il 2000. Le informazioni ottenute in questa fascia temporale hanno aiutato a rivelare i cambiamenti avvenuti nel campo magnetico di media latitudine di Giove: in particolare si evidenzia che la posizione dell’equatore magnetico del pianeta è rimasta stabile negli ultimi 15 anni. Le osservazioni hanno inoltre identificato una serie di regioni oscure localizzate, compresa l’area della Great Cold Spot rivelata lo scorso anno. Gli scienziati ritengono che la grande macchia fredda di Giove sia causata dagli effetti del campo magnetico del pianeta, in particolare dalle sue spettacolari aurore polari che portano energia nell’atmosfera sotto forma di calore che si sposta intorno al pianeta creando una regione di raffreddamento nella termosfera.