ANTICO UNIVERSO/Folate di molecole scoperte in una galassia distante mostrano come i venti agiscano sull’evoluzione di questi soggetti. Lo studio, basato sui dati di Alma, pubblicato su Science

Valeria Guarnieri6 settembre 2018

Esercita un controllo sulle sue nursery stellari per evitare che un tasso eccessivo di formazione di nuovi astri abbia un effetto devastante. È la condotta di Spt2319-55, una galassia situata ad una distanza di 12 miliardi di anni luce, che è salita agli onori della cronaca per uno studio appena pubblicato su Science e focalizzato sui meccanismi di crescita delle galassie. La ricerca, basata su una campagna di osservazioni condotta con il telescopio Alma, è stata coordinata dall’Università del Texas ad Austin ed è stata illustrata nell’articolo “Fast Molecular Outflow from a Dusty Star-Forming Galaxy in the Early Universe”. Le galassie sono organismi complessi e caotici in cui le fuoriuscite di materiale e i venti giocano un ruolo cruciale per la loro formazione ed evoluzione, ponendo un freno alla crescita. Gli autori del paper hanno evidenziato come questo meccanismo di controllo agisca nelle galassie più antiche ed eviti che un surplus di baby stelle abbia conseguenze distruttive.

Alcune galassie, infatti, bloccano l’attività delle culle stellari emettendo – almeno temporaneamente – copiose quantità di gas nei loro aloni; in questa situazione, il gas può disperdersi completamente oppure ricadere indietro e in tal caso può dare il ‘la’ alla formazione di nuovi astri.  Fino ad ora, tuttavia, gli astronomi non erano riusciti ad osservare direttamente tali fuoriuscite di materiale nell’antico Universo, dove questi fenomeni rivestono un ruolo di grande rilievo nell’influenzare la crescita delle galassie. Le indagini condotte con Alma mostrano – per la prima volta – un intenso vento di molecole in una realtà come Spt2319-55, osservata quando l’Universo aveva solo 1 miliardo di anni. Gli astronomi avevano notato processi simili in galassie starburst relativamente vicine, ma solo grazie agli strumenti di Alma sono riusciti a cogliere questo fenomeno in una galassia tanto distante. Il telescopio è stato in grado di puntare lo sguardo così lontano anche grazie all’effetto di lente gravitazionale prodotto da un’altra galassia situata tra la Terra e Spt2319-55.

Il vento che spira da Spt2319-55 si muove ad una velocità di circa 800 chilometri al secondo, rimuovendo rapidamente il gas che avrebbe fatto da culla a nuove stelle. Nel flusso è stata individuata la ‘firma’ di una molecola chiamata ossidrile (OH), che nelle lunghezze d’onda millimetriche appare come una linea di assorbimento. Secondo gli studiosi, questi venti così veloci possono derivare da due differenti fenomeni: o sono una conseguenza di alcune esplosioni di supernove che sono connesse a processi di formazione stellare rapidi e massicci oppure traggono origine da un intenso rilascio di energia, che si verifica quando parte del gas precipita nel buco nero al centro della galassia. A questo punto, l’interrogativo che si pone il team della ricerca è comprendere quanto tali venti siano presenti anche in altre galassie, quindi quanto questo fenomeno sia comune o meno.