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Eta Carinae, a tutto gas!

Una eruzione stellare di 170 anni fa, un gas espulso ad una velocità mai osservata e la mancanza del cadavere: questi sono gli ingredienti del mistero che nasconde Eta Carinae, una stella esplosiva, che oggi gli studiosi sono sul punto di svelare. Colpita da una drammatica eruzione stellare che ha espulso un’enorme quantità di massa sprigionando un quantitativo di energia paragonabile a quella di una esplosione di supernova, Eta Carinae, massiccia ed instabile, è rimasta intatta e non si è distrutta. Perché? Se lo è chiesto un team di astronomi guidato da Nathan Smithdell’Università dell’Arizona Armin Rest, dello Space Telescope Science Institute, che per sette anni ha osservato gli echi della luce lasciati dall’esplosione, misurandone la portata ed avanzando delle ipotesi su come si sono svolti i fatti in un nuovo studio su su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Osservata dagli astronomi intorno al 1840 con gli strumenti dell’epoca, la Grande eruzione ha lasciato tracce di sé con il segnale ritardato dell’eco di luce. “L’eco luminosa è un viaggio nel tempo”, spiega Nathan Smith “permette di svelare i misteri di una rara esplosione stellare avvistata 170 anni fa, usando i nostri moderni telescopi”. L’enorme esplosione fu un evento probabilmente mai accaduto prima nella nostra galassia e provocò l’espulsione di gas con velocità tra 10mila e 20milachilometri al secondo, come andare dalla Terra alla Luna in 20 secondi, un vero record. Il materiale proiettato, 10 volte superiore alla massa del Sole, ha formato la Nebulosa Omuncolo. “Le velocità inedite sono state osservate grazie alla spettroscopia Gemini” ha spiegato Armin Rest. Il team ha impiegato i telescopi cileni dell’Osservatorio Gemini South, il telescopio Blanco e il Magellan Telescope dell’Osservatorio Las Campanas.

“Nelle esplosioni di supernova la stella viene completamente distrutta, in questo caso la stella è sopravvissuta” Dice Nathan Smith. Un fatto inspiegabile. Questa considerazione ha portato i ricercatori a ipotizzare una originaria interazione di tre stelle. L’attuale sistema binario di Eta Carinae sarebbe dunque iniziato con un trittico di stelle. Due stelle su tre si sarebbero poi fuse, probabilmente una avrebbe cannibalizzato l’altra generando un’unica mostruosa stella. “Le stelle molto massicce hanno una vita breve rispetto a stelle come il nostro Sole” dice Richard Green, della National Science Fundation, agenzia che finanzia Gemini “riuscire a coglierne un fondamentale passaggio evolutivo è statisticamente improbabile. Ecco perché il caso di Eta Carinae è così importante”. Intanto, Eta Carinae, una delle stelle più brillanti della galassia, variabile luminosa blu a 7.500 anni luce da noi, va incontro al proprio rischioso destino: entro il prossimo mezzo milione di anni potrebbe esplodere.

Manuela Di Dio: